L’allarme è stato lanciato dal Presidente dell’Unione italiana vini, (Uiv), Domenico Zonin: è sempre più frequente pagare alla produzione anche 2,50 euro per un litro di Prosecco Doc, un prezzo troppo vicino a quello della Docg. Siamo cioè sui prezzi della fascia più alta della classificazione ammessa solo nelle strisce fra Conegliano e Valdobbiadene e fra Nervesa della Battaglia e San Zenone degli Ezzelini, passando per Asolo, vale a dire un’area molto ristretta rispetto ai 650 comuni in cui è riconosciuta la Doc. Con il risultato che la distinzione fra i due segmenti rischia di non essere percepita dal consumatore e rischi di innescare squilibri nella remunerazione che non hanno motivo d’essere.
«Nel Regno Unito e negli Usa, cioè i primi mercati di esportazione – prevede Zonin – il prosecco è di gran moda e chi lo compra forse non sta così attento ai prezzi. Ma se non troviamo il modo di calmierarli sarà difficile garantire un futuro alla Doc». Gli fa echo Gianluca Bisol, nome plurisecolare nella storia vitivinicola di Valdobbiadene: «Il prosecco nel 2035 supererà il miliardo di bottiglie ma è fondamentale la saggezza sul prezzo. La sua carta vincente è di essere un prodotto democratico, oggi stiamo esagerando. Il pericolo è quello di speculare sul prezzo dell’uva dimenticandoci che l’appeal di questo vino è anche nel rapporto fra qualità e prezzo».
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