Nel dibattito sul futuro dell’area di Milano nella quale si è celebrato l’Expo, si segnala una proposta lanciata da Marco Gualtieri, l’ideatore di Seeds&Chips, prima fiera internazionale dedicata alla food innovation. Come è noto, il governo punta sullo “Human Technopole”, un centro di ricerca sulla ‘scienza della vita’, al quale, secondo Gualtieri potrebbe essere affiancato un luogo in cui innovare il modo in cui il cibo viene prodotto e viene consumato, una “Food Valley” sul modello della californiana Silicon Valley.
Milano potrebbe cavalcare l’onda dell’Esposizione universale, raccoglierne il lascito immateriale e sfruttare sia la rete di relazioni e di competenze messe in moto durante i sei mesi dell’esposizione, sia il forte interesse verso la Food innovation che stanno manifestando gli investitori internazionali. La posizione geografica, i collegamenti e l’infrastruttura tecnologica del sito di Expo non hanno eguali al momento. E l’Italia può contare su un altro primato: sul suo territorio hanno sede la Fao, il World Food Programme, l’Efsa (l’Autorità europea per la sicurezza alimentare) e il Centro di ricerca comune di Ispra (che fa ricerca su ambiente e alimentazione per conto della Commissione europea). Se non bastasse, Microsoft ha lanciato a Milano il primo acceleratore per startup nel food e Accenture ha qui il centro mondiale per quanto riguarda il cibo e l’innovazione nella Gdo.
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