Quella della contraffazione è una piaga mondiale, cresciuta a dismisura soprattutto tra il 2008 e il 2013, non solo nel nostro ma in tutti Paesi più ricchi arrivando a toccare l’enorme cifra di 461 miliardi di dollari l’anno di affari illegali. Nella classifica mondiale per la contraffazione l’Italia si posiziona al secondo posto, subito dopo gli Stati Uniti: oltreoceano il cui numero di sequestri è pari al 20 % sul totale della merce circolante; in Italia siamo al 14,6%; in Francia al 12,1%.
Tra i comparti che in questo momento stanno maggiormente soffrendo per la contraffazione, troviamo l’orologeria e la pelletteria. Secondo alcuni dati forniti dalla Ue, si registrerebbe un calo delle vendite, pari al 13,5%, nei riguardi di articoli di gioielleria e orologeria e una diminuzione del 12,7% per borse e valigie. Sul fronte gioielleria e orologi, l’industria europea perde ogni anno 1,9 miliardi per i falsi che circolano, il che si traduce in quasi 15mila posti di lavoro in meno in un settore che ne vede, legalmente, non più di 100mila. E a soffrire è soprattutto l’Italia, il maggior produttore di articoli di gioielleria nella Ue: 5 miliardi di euro ogni anno (dietro di noi, Francia, Germania e Belgio, con circa 1,3 miliardi a testa).

GIOIELLERIA E PELLETTERIA PAGANO IL PREZZO PIÙ ALTO
Sul fronte della pelletteria, la produzione europea fattura circa 11,3 miliardi, dovendo ricorrere anche alle importazioni (500 milioni) per soddisfare i consumi e le richieste. Ma la contraffazione erode 1,6 miliardi di euro di produzione e ostacola la nascita di nuovi posti di lavoro. In Italia, si registrano 520 milioni di perdite (un terzo del calo totale delle vendite nella Ue) e 4mila mancate occasioni di posti di lavoro. Per non parlare dell’Iva non riscossa, tasse e contributi: 516 milioni di mancati introiti.
Secondo quanto dichiara Federpreziosi, “la perdita ogni anno per il Made in Italy è pari a 400 milioni di euro, che potrebbero all’atto pratico dare vita a 3.400 posti di lavoro in più”. Basti pensare che la sola città di Roma ci rimette complessivamente quasi un miliardo di mancata produzione e circa 7.500 posti di lavoro, secondo quanto riportato nel Rapporto diffuso dall’Agenzia europea per la proprietà intellettuale, UAMI. «Il settore della gioielleria e dell’orologeria e quello delle borse e degli articoli di valigeria nella Ue – ha detto Antònio Campinos, presidente dell’Uami – sono prevalentemente costituiti da micro-imprese con meno di dieci dipendenti. Queste imprese sono particolarmente vulnerabili agli effetti economici della contraffazione».