A poche ore dalla celebrazione del referendum che potrebbe decretare l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea, il Presidente di Federalimentare, Luigi Scordamaglia, esprime la convinzione che non sarà l’agroalimentare italiano a soffrire per la Brexit: «la peggio l’avrà il Regno Unito». Questi i numeri: il Regno Unito copre il 9,7% del nostro export alimentare e negli ultimi anni ha segnato delta espansivi sempre superiori alla media mondiale, attestandosi nel 2015 come quarto sbocco estero del nostro agroalimentare per importanza e terzo per performance.
«Un mercato senza dubbio strategico e in costante crescita – spiega Scordamaglia – E anche se si dovesse scegliere la via dell’uscita dalla Ue, la domanda di prodotti alimentari italiani certo non verrebbe meno. Non dimentichiamo poi che, nel campo delle politiche agricole comunitarie, il Regno Unito ha sempre preso molte più risorse di quante non ne abbia versate. È risaputo, infatti, che oltremanica hanno spesso ostacolato le politiche di qualità volte all’innalzamento degli standard, politiche che invece da sempre caratterizzano il settore alimentare italiano. L’auspicio – conclude Scordamaglia – sicuramente è quello che il Regno Unito rimanga in una Ue capace di delinearsi come sempre più forte. Ma se dovesse essere Brexit saranno sia i produttori agricoli, sia i consumatori britannici a pagarne il prezzo maggiore. Certamente non l’Italia».
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