«La contraffazione alimentare di tipo mafioso sta crescendo perché l’agroalimentare è un settore rifugio e le varie organizzazioni stanno tornando ad investire in agricoltura a fronte della riscoperta del Made in Italy in tutto il mondo». Lo ha sostenuto Roberto Iovino di Flai Cgil nel corso dell’audizione che l’organizzazione sindacale ha avuto in sede di Commissione d’inchiesta parlamentare sulla contraffazione alimentare. «A fianco a questo fenomeno cresciuto in Italia, soprattutto al Sud, anche del 150% – ha continuato Iovino – sta crescendo anche l’Italian sounding che utilizza la contraffazione in un mercato globalizzato, ma con ferme meno sistematiche».
Le proposte per combattere il fenomeno: tutto nasce dall’etichetta
Alle domande dei Commissari sugli strumenti da attuare per combattere la diffusione del fenomeno contraffattivo, Iovino ha risposto rilanciando la centralità della piena informazione dei consumatori: «La cosa migliore è quella di rendere obbligatorie le etichette con l’indicazione della singola provenienza di ogni materia prima usata per l’alimentare. Così si può anche rendere consapevole il consumatore dei rischi che può correre per la salute, visto che ci sono alcuni Paesi che ammettono pesticidi e medicinali per gli allevamenti che in Italia non sono consentiti. Così come per la carne dovrebbe esserci una chiara tracciabilità anche per quanto riguarda il tipo di allevamento e il rispetto degli standard ambientali».
Per Flai Cgil inoltre dovrebbero essere riviste le norme attuali che consentono di ottenere il marchio Made in Italy per un prodotto agroalimentare anche solo se l’ultimo passaggio di trasformazione è fatto all’interno del territorio italiano. L’indicazione in etichetta sull’origine delle materie prime si fa per questo indispensabile per tutelare il vero Made in Italy.