L’Associazione nazionale degli industriali conserve alimentari vegetali, Anicav, auspica che si arrivi alla rapida adozione di un decreto che disciplini l’obbligo di indicazione in etichetta dell’origine del pomodoro utilizzato per la produzione di derivati. Un provvedimento analogo a quello assunto per il latte e i suoi derivati, e di quello in programma per grano e pasta, così che siano tacitate le voci che parlano di eccessivo uso di derivati provenienti da Paesi extra europei, in particolare Cina.
«Come Anicav – ha spiegato il direttore generale Anicav, Giovanni De Angelis – siamo sin d’ora disponibili ad avviare un’interlocuzione con il Ministro Martina. Questo rappresenterà un primo utile risultato, pur nella consapevolezza che sarà necessaria un’omogeneizzazione tra la regolamentazione nazionale e quella comunitaria, per evitare che la norma abbia un’efficacia limitata soltanto al territorio italiano, come sta già avvenendo per la passata di pomodoro».
I produttori italiani contro le fake news del concentrato cinese
Il pomodoro e i suoi derivati sono un tesoro per l’agroalimentare italiano, soprattutto con l’estero visto che generano un fatturato di circa 1,6 miliardi di euro. Un tesoro da tutelare, con la creazione del Pomodoro Pelato Igp, e da valorizzare. Invece vengono alimentate periodicamente le voci di ingenti quantitativi di importazione dalla Cina di prodotto concentrato. Per quanto ingenti possano apparire si tratta comunque di percentuali assai ridotte rispetto alla quota nazionale. Inoltre, assicurano all’Anicav, i prodotti cinesi sono usati per il mercato estero, in particolare quello africano che utilizza i concentrati di pomodoro.
«Il pomodoro – ha sottolineato Giovanni De Angelis – è uno dei simboli più rappresentativi della cucina e del Made in Italy nel mondo ed è uno dei pilastri su cui si fonda la dieta mediterranea. Un prodotto di assoluta eccellenza, autentica espressione del saper fare dei nostri imprenditori».