L’obbligo di indicare in etichetta l’origine delle materie prime è una battaglia storica di Coldiretti.
Peccato però che la battaglia sul riso, il grano e la pasta non sia stata una vittoria. Per quanto
l’organizzazione degli agricoltori continui a sbandierare che “entro il 16 febbraio per il riso e il 17
febbraio per la pasta non ci saranno più vecchie etichette”, questo appare come un desiderio che
di%cilmente corrisponderà alla realtà.
L’organizzazione che raccoglie i maggiori pastai italiani, Aidepi, aveva proposto al Governo che, come
abbiamo avuto modo di scrivere un mese fa, “nelle etichette della pasta si valorizzasse l’arte del
pastaio italiano di miscelare le migliori semole ottenute da grani duri di elevata qualità, anche esteri”.
Scontro tra lobby, si dirà giustamente. Ma non è questo che risolverà la questione. Bisogna aggiungere
infatti che Il grano per la pasta italiana arriva anche, se non in maggioranza, dai Paesi dell’est
dell’Unione, certo non disponibili a mettere a rischio le proprie esportazioni di grano e farine.
Ecco allora che il testo del decreto interministeriale per riso e pasta è stato sì mandato a Bruxelles per
il parere di legittimità, ma per evitare che fosse bocciato è stato ritirato prima della pubblicazione sulla
Gazzetta u%ciale. Una ‘furbata’ ha commentato qualcuno, che però avrà un solo esito: visto che quel
parere è obbligatorio, qualcuno impugnerà il decreto italiano (basta anche una singola azienda) e l’Ue
potrebbe anche avviare una procedura di infrazione. Le etichette insomma non si faranno, si farà
invece un’altra campagna contro la ‘cattiva Europa’ e la pasta italiana continuerà ad essere la più buona
del mondo ed esportata in ogni parte del globo.