Chi è stato ‘beccato’ a vendere prodotti falsi in rete non potrà più aprire un nuovo sito analogo a quello che gli è stato chiuso. È anche questa una delle misure concrete che vengono suggerite al legislatore dalla relazione presentata al Parlamento dalla Commissione d’inchiesta della Camera contro la contraffazione, della quale abbiamo recentemente scritto.
«Esiste anche la possibilità – spiega in una nota la deputata del Partito Democratico e componente della Commissione, Susanna Cenni – di creare una black list utile a bloccare la riapertura di nuovi profili per soggetti già bloccati. Abbiamo ascoltato in Commissione soggetti importati, con cui il Governo ha stipulato importanti accordi e abbiamo apprezzato gli strumenti di filtraggio, di individuazione di blocco di prodotti che vengono intercettati. Crediamo, tuttavia, che sia possibile fare ancora meglio ed auspichiamo una nuova stagione che veda la globalizzazione anche delle responsabilità e della responsabilizzazione di chi nella globalizzazione opera e fa reddito».
Nel corso della consultazioni sono stati i ‘grandi’ della rete ai quali si chiede più responsabilità
La relazione sul fenomeno della contraffazione ha studiato un insieme di casistiche molto ampio rispetto al quale ha cercato di individuare gli strumenti più efficaci per intervenire. Le casistiche vanno dalle pagine di vendita di prodotti contraffatti inseriti in siti legali, ai falsi domini che evocano prodotti noti; dall’uso illegittimo di marchi inseriti in messaggi pubblicitari su piattaforme di larga consultazione, fino alle dark web che operano fuori dalla rete tradizionale.
«Questa indagine – aggiunge Susanna Cenni – ci ha permesso di individuare gli strumenti con cui intervenire: un maggior coordinamento possibile a livello internazionale; una revisione delle normative sull’e.commerce in sede europea, per accrescere il livello di responsabilizzazione dei fornitori di servizi sulla rete; consumatori consapevoli del disvalore dei prodotti contraffatti; programmi per intercettare la circolazione di beni e servizi illegali».