Uno studio del Crossmodal research lab della Oxford University, diretto dal professor Charles Spence, ha in un qualche modo incrinato l’attendibilità dei cosiddetti “winelovers” che si sono dimostrati “amanti” di molti fatto che sono marginali rispetto al vino. L’esperimento da quale è partito lo studio chiedeva a 140 partecipanti di giudicare con un voto vini che a loro insaputa erano perfettamente identici, chiusi però con tappi in sughero e con tappi a vite.
Ne è risultato che il 15% dei partecipanti ha valutato di qualità migliore il vino servito col tappo di sughero, perfettamente identico a quello col tappo a vite. Inoltre, il vino nelle bottiglie con tappo di sughero è stato anche valutato dal 20% come più appropriato per una celebrazione. Sempre secondo lo studio a condizionare il giudizio dei bevitori è stato il rumore che fa il tappo di sughero quando la bottiglia viene aperta.
È radicata nel nostro subconscio la convinzione che il tappo di sughero vuol dire qualità
I partecipanti infatti erano stati invitati a degustare e votare il vino dopo aver sentito il suono di un tappo di sughero, e poi dopo aver sentito quello del tappo a vite. Quindi sono stati invitati ad aprire entrambe le bottiglie con una cavatappi e le loro mani, per poi ripetere la votazione.
La tendenza è quella di associare il suono del tappo si sughero alla tradizione, e quindi alla qualità, come dimostra in maniera empirica lo studio della Oxford University. «Il suono e la vista di un tappo di sughero – spiega il professor Spence – crea delle aspettative prima ancora che il vino abbia addirittura toccato le nostre labbra, e queste aspettative influenzano la nostra esperienza di degustazione successiva. Questi risultati sottolineano l’importanza delle chiusure per il vino e la chiara associazione tra sughero e qualità nel nostro subconscio».