«Non è più il tempo di pregare per far piovere o per far smettere di piovere: affidandoci alla scienza». Si presenta così Ernesto Abbona, neoeletto presidente di Unione Italiana Vini. Quinta generazione delle antiche cantine dei Marchesi di Barolo, Abbona lancia un appello al Governo: «Voglio stimolare il Ministero dell’Agricoltura e quello dell’Ambiente a fare una sintesi per trovare un unico gestore al quale delegare il coordinamento dei 25 Istituti regionali per ottenere al più presto dei risultati».
Il tema è, ovviamente, quello dettato dal gran caldo dell’estate che ha influito sulla vendemmia 2017, un evento che non è nuovo, ma che si ripresenta con una frequenza sempre più allarmante. Anche in passato ci sono state vendemmie molto calde e siccitose, ma è indubitabile che, a causa dei cambiamenti climatici in atto, la viticoltura italiana rischia di cadere in una spirale che potrebbe portare a sconvolgimenti nelle coltivazione viticole tali da modificare la geografia della produzione italiana di vino.
Ma resta la tradizione delle buone pratiche che sono ben conosciute dai viticoltori italiani
Ecco allora la necessità di avere dalla scienza dati certi sui quali spetta ai coltivatori operare sulla base delle proprie abilità. «La scienza – sostiene Abbona – non deve essere in conflitto con le buone pratiche, ma integrarle là dove non si riesce a trovare una risposta. Deve trovare le soluzioni più adatte ad ogni situazione: se in Langa utilizziamo il sistema di allevamento Guyot, a Pantelleria c’è l’alberello. Ecco, la scienza non deve stravolgere, ma comparare e analizzare in modo obiettivo i risultati e aiutarci a operare in queste condizioni di cambiamento climatico».
«Naturalmente – conclude il neo presidente UIV – la scienza deve essere equa e non utilizzata in maniera profittevole per qualcuno e lo Stato deve essere controllore delle ricerche e dei risultati».