In una annata che ha visto un disastroso andamento climatico in conseguenza del quale la produzione vinicola ha perso una bottiglia su quattro, le esportazioni di vino Made in Italy sono aumentate del +7% in questi primi mesi dell’anno. Non sembri un paradosso: l’aumento questa volta, e finalmente bisogna dire, è ‘in valore’, cioè non aumenta il quantitativo ma il prezzo al quale il nostro vino prende la via dei mercati mondiali. E se il trend prosegue, a fine anno si arriverà a superare quota 6 miliardi di export.
Secondo una analisi fatta da Coldiretti, le vendite all’estero hanno avuto un aumento negli USA del +6%, del +3% in Germania e del +8% in Gran Bretagna. Ma il migliore cliente per i produttori italiani resta la Russia, dove il vino Made in Italy non è stato colpito dall’embargo. Bene anche le vendite in Cina anche se la nostra presenza rimane limitata rispetto ai concorrenti francesi che si affermano come il primo esportatore in quel Paese. Brucia anche il sorpasso che i transalpini hanno perpetrato ai nostri danni sul mercato Usa, dopo anni di nostro dominio.
In aumento il consumo di vino, ma solo per quello di assoluta qualità, anche in Italia
Per il nostro vino buone notizie arrivano anche dal mercato interno: sono 60 milioni gli italiani che amano bere vino a tavola, più o meno quotidianamente, e questo fa sì che si registri un incremento di vendite del +5% dei vini Doc, +4% dei vini Igt e +6% degli spumanti.
Dopo aver conquistato il palato dei clienti più esigenti in bar e ristoranti, ecco che si registra un balzo del +3% anche tra le mura domestiche: si beve meno, ma meglio. I vini più richiesti sono il Vermentino e il Chianti; il Lambrusco e il Nero d’Avola; il Pignoletto e l’Aglianico.