Ciò, che mi preoccupa in questo passaggio d’anno è l’inesorabile, progressivo affermarsi di un pensiero dominante, incapace di affrontare la questione di fondo: la disponibilità umana, almeno in questo periodo storico, di barattare le proprie libertà ed intelligenza con una supposta modernità; in pericolo c’è la democrazia, ma quando se ne parla, la sensazione è che si guardi il dito invece della luna.Nella Silicon Valley, qualcuno comincia a rifletterci ma, visti i precedenti, il rischio è che qualsiasi novità ci si rivolga contro per l’interesse di pochi (purchè si sia in grado di capirlo…) .
Oggi, sempre maggiori pratiche del servizio pubblico, sono frequentabili solo on-line; non è un limite alla libertà individuale nel momento, in cui l’alfabetizzazione informatica non è obbligatoria nei programmi scolastici, ma soprattutto non è scritto nella Costituzione che per essere cittadini italiani sia indispensabile possedere un computer?
Nel 2020 o giù di lì, il sistema televisivo italiano cambierà ancora e saremo costretti a comperare un nuovo apparecchio TV o perlomeno il decoder, altrimenti non riusciremo più a vedere i programmi; il perché è dovuto alla necessità di liberare frequenze per permettere il transito di contenuti per i telefonini. Ma quantomeno la RAI non è definita servizio pubblico e perché allora privarne la fruizione a chi non potesse/volesse impegnarsi in un nuovo acquisto?
L’innovazione deve migliorare la qualità della vita, non complicarla; il fine deve essere il generale ampliamento delle libertà individuali ed il progresso deve accrescere non ridurre le opportunità, rispettando i vincoli della sostenibilità. La “semplificazione” della nostra vita in nome della comodità (basti pensare alle automobili) ha costi ambientali altissimi; il paradosso è noto: mangiamo troppo e male, ma poi andiamo in palestra per dimagrire! L’elenco delle follie insostenibili e discriminatorie si allunga ogni giorno; a questo punto, il regalo più ambito deve chiamarsi saggezza. Chissà che sotto l’albero ce ne sia almeno un po’.
Il Direttore
Fabrizio Stelluto