L’inaugurazione di Vinitaly quest’anno sotto le luci dei riflettori ci finirà anche per i ‘brindisi politici’ che potrebbero segnare una svolta per la formazione del Governo nazionale. Ma ciò non deve mettere in secondo piano i dati assolutamente importanti che il settore vitivinicolo sta registrando. Né il convegno iniziale potrà passare sotto silenzio visto il titolo interrogativo e ‘provocatorio’: “Il futuro dei mercati, i mercati del futuro: Italy first in America?”.
Certamente la questione export è prioritaria per la produzione nazionale, anche se la domanda interna, dopo anni di calo, nel 2015 ha ripreso a crescere fino a superare i 22 milioni di ettolitri del 2016. Il dato è stato diffuso da Ismea che ha anche sottolineato come nel 2017 la superficie a vite in Italia sia stata di 652mila ettari, il +1% sull’anno precedente. Sono soprattutto le Regioni del Nord Est, Veneto e Friuli Venezia Giulia, ad aver impiantato maggiormente. Il fatturato complessivo della sola industria si stima intorno ai 13 miliardi, il 10% dell’intero settore agroalimentare.
Il vino vale circa il 15% delle esportazioni dell’intero comparto agroalimentare nazionale
Per quanto riguarda l’export, scrive l’Ismea: “L’Italia è il secondo esportatore di vino mondiale, alle spalle della Francia in termini di flussi in valore e della Spagna nei quantitativi esportati. Le esportazioni hanno raggiunto il record storico dei sei miliardi di euro, il +6% sul 2016, con una ripresa anche in termini di volume con 21,5 milioni di ettolitri”. A trainare l’export sono ancora una volta gli spumanti che nel 2017 hanno segnato progressioni ben superiori alla media del settore, +9% a volume e +14% a valore, anche se la crescita del segmento della spumantistica risulta rallentata rispetto agli anni precedenti. In definitiva il comparto vinicolo italiano ha un peso del 15% sulle esportazioni agroalimentari italiane.