La formazione di moda nel nostro Paese rappresenta il 10% del totale mondiale, per un valore di 75 milioni di euro: una realtà dinamica, visto che in base ai dati elaborati da Deloitte Italia per Istituto Marangoni negli ultimi quattro anni è cresciuta del +9%. Dati emersi a Firenze durante l’incontro “Moda. L’Italia fa scuola” organizzato dal Centro di Firenze per la Moda Italiana.
In primo piano temi caldi come le differenze e analogie tra le offerte formative nelle varie nazioni, il legame scuola-lavoro-industria, le concrete opportunità per gli studenti, i sistemi internazionali di ranking e promozione. Al centro dell’evento anche il White book “Imparare la moda in Italia” (Marsilio, 2017): una pubblicazione frutto del lavoro svolto dalla Commissione Formazione coordinata da Cfmi all’interno del Tavolo Moda e Accessorio del Mise, che contiene una mappatura della formazione di moda in Italia, unita a quella delle eccellenze manifatturiere.
In Italia si svolge il 10% del totale mondiale della formazione nel comparto della moda
Dall’appuntamento fiorentino è scaturito un Manifesto dell’Alta Formazione in Italia, che sottopone al Governo e all’opinione pubblica quattro punti che attendono risposte: innanzitutto la necessità di costituire un organismo permanente di osservazione, consultazione, indirizzo e proposta operativa sulle tematiche della formazione, veicolo di un confronto tra gli istituti di formazione e le istituzioni.
Inoltre la necessità di stabilire un budget per un programma di promozione dedicato alla formazione di moda, tramite eventi nazionali ed esteri, un incontro nel nostro Paese a cadenza annuale e l’attuazione di un sistema di valutazione europeo per l’offerta in questo ambito, costituito da fondazioni, media e istituzioni. Altri punti chiave del Manifesto sono l’attivazione di corsi di formazione concentrati sulla ricerca, scuole di specializzazione e master, con la partecipazione a progetti nazionali e comunitari e, non ultimo, il superamento delle rigide restrizioni legislative e delle difficoltà burocratiche che frenano i potenziali studenti stranieri.