Subito misure drastiche per tutelare gli allevamenti italiani: è quanto chiede Confagricoltura dopo la conferma da parte della Commissione europea della notifica del Belgio di due casi di peste suina africana nella città di Etalle. Secondo l’organizzazione agricola, pare che per ora si siano attivati oltre al Belgio, solo Francia e Lussemburgo. La prima misura, dovrebbe essere quella del contenimento della fauna selvatica: i due casi segnati in Belgio riguardano cinghiali selvatici.
Secondo gli ultimi dati certi messi a disposizione da Ismea (l’istituto che segue l’andamento di tutti i mercati agroalimentari in Italia), nel nostro Paese vi sarebbero circa 8,5 milioni di suini allevati, la spesa domestica per la carne suina rappresenta il 10% del totale della spesa alimentare delle famiglie italiane (il 17% in valore sul totale degli acquisti di carni). In valore la suinicoltura significa circa 2,8 miliardi di euro per l’agricoltura e quasi 8 per l’industria. Il solo valore alla produzione di prosciutti Dop e Igp arriva a sfiorare i due miliardi.
Lungamente presente in Sardegna, oggi colpisce solo la popolazione dei cinghiali selvatici
La peste suina, chiamata africana ma che è presente in Europa orientale, soprattutto il Polonia e Romania, è una malattia molto contagiosa e mortale per il cinghiale selvatico e per i maiali domestici. I sintomi principali sono febbre, perdita di appetito, debolezza, aborti spontanei, emorragie interne. La trasmissione della malattia avviene per contatto con animali infetti o con qualsiasi oggetto precedentemente contaminato dal virus.
La malattia non è trasmissibile all’uomo, quindi l’allarme lanciato nei confronti di questa condizione è relativo unicamente agli animali e di conseguenza ai danni economici che ne derivano, considerato l’altissimo rischio di morte che comporta. Per molto tempo è stata fortemente presente in Sardegna: attualmente i controlli veterinari effettuati nell’isola escludono la presenza del virus negli allevamenti, mentre continua a circolare nei cinghiali e negli animali bradi, anche se in misura molto ridotta rispetto al passato.