La versione definitiva del documento del “Terzo Forum di alto livello” delle Nazioni Uniti sulle malattie non trasmissibili non fa più alcun riferimento all’imposizione di etichette che scoraggino il consumo di alimenti e bevande che possano provocare un danno alla salute. Cade così la preoccupazione di chi, nelle scorse settimana, aveva lanciato l’allarme che tra i cibi con un troppo alto contenuto di sale, zucchero o grassi potessero figurare prodotti tipici del Made in Italy quali il Parmigiano, il Gorgonzola e il Prosciutto.
Esempi di ‘censura alimentare’ con bollini in etichetta, rossi o neri che siano, sono già presenti in Cile o in Gran Bretagna. «Il bisogno di informazioni del consumatore sui contenuti nutrizionali – ha affermato il Presidente di Coldiretti, Roberto Moncalvo – deve essere soddisfatto nella maniera più completa e dettagliata, ma anche con chiarezza, a partire dalla necessità di usare segnali univoci e inequivocabili per certificare le informazioni più rilevanti per i cittadini, mentre sistemi troppo semplificati cercano di condizionare in modo ingannevole la scelta del consumatore».
Con 293 prodotti certificati e 41 miliardi di export l’Italia è leader agroalimentare della UE
«Con il principio delle etichette a semaforo – continua il presidente di Coldiretti Venezia, Andrea Colla – si rischia di sostenere, attraverso un approccio semplicistico, modelli alimentari sbagliati che mettono in pericolo anche un sistema produttivo di qualità che si è affermato pure grazie ai riconoscimenti dell’Unione Europea. In gioco per l’Italia c’è la leadership in Europa nelle produzioni di qualità con 293 riconoscimenti di prodotti a denominazione (Dop/Igp). In questa circostanza la battaglia di Coldiretti è servita a scongiurare un pericolo rilevante per il Made in Italy agroalimentare che – conclude il presidente Colla – nel 2018 ha messo a segno un nuovo record delle esportazioni con un +3% nei primi sei mesi dopo il valore di 41,03 miliardi del 2017».