Dopo un inizio 2018 debole al -0,1% nei primi tre mesi, l’export del settore calzaturiero torna a crescere nel secondo trimestre con un incremento del +0,8% rispetto all’anno scorso. L’analisi è stata condotta dal Centro Studi di Confindustria Moda per Assocalzaturifici: si evidenza, con riferimento ai primi sei mesi, un andamento decisamente favorevole per la Lombardia (+12,2% rispetto alla prima metà 2017) e aumenti sopra la media nazionale anche per Puglia (+8,7%) e Veneto (+5,6%).
In totale, la produzione italiana Italia mostra un incremento del +3,5% in valore in linea, nel periodo gennaio-giugno, con l’export manifatturiero italiano che ha segnato una crescita tendenziale del +3,8%, sfiorando 222,2 miliardi di euro. I partner dell’Unione Europea rappresentano la destinazione principale del calzaturiero italiano: 7 scarpe su 10 esportate e la metà dei flussi in termini di valore.
Cresce nel veneto la produzione di scarpe per conto terzi e diventano ‘francesi’ sul mercato
Per le calzature, acquistano sempre più rilevanza i flussi legati al “terzismo” per le grandi firme internazionali della moda, come dimostrano il +18% registrato dal Veneto verso la Francia e il +28,3% della Toscana verso la Svizzera. La Francia è il primo mercato per Veneto, Emilia Romagna, Puglia e Campania. La Germania lo è per le Marche.
Per quanto riguarda la Russia, il parziale recupero partito nel 2017, ha subìto nella prima metà di quest’anno una nuova battuta d’arresto, attorno al -8%, con forti conseguenze sui livelli produttivi delle regioni, e delle province, più esposte. Marche ed Emilia Romagna, le prime per export verso il mercato russo hanno registrato nei primi 6 mesi arretramenti del -16,2% e del -6,8% rispettivamente. Verso la Russia crollano anche le province venete sia quella di Venezia dove il calo sfiora il -37%, sia quella di Padova con un -14,6%.