Il settore tessile, moda e accessorio in Italia chiude il 2018 con numeri ancora in crescita, seppur ridimensionata rispetto ai ritmi del 2017. Secondo le proiezioni di Confindustria Moda, il fatturato del comparto, che comprende anche calzature e pelletteria, concia, occhialeria e oreficeria, ha raggiunto l’anno scorso i 95,7 miliardi di euro, con un aumento del +0,9%, a fronte del +3,7% registrato l’anno prima. L’export è cresciuto del 2,6% (da +5,2%) a 63,4 miliardi e il saldo commerciale è positivo per 28,3 miliardi (+2,1%).
«Sono numeri largamente positivi, ma in frenata – ha commentato il presidente di Confindustria Moda, Claudio Marenzi – Non ci devono allarmare, ma qualche domanda dobbiamo farcela. Restiamo uno dei settori più importanti per la bilancia commerciale italiana e uno dei fiori all’occhiello della capacità di coniugare industria e artigianalità nel mondo. È merito di una filiera integrata, a monte e a valle, che rappresenta un unicuum a livello globale. È un patrimonio industriale italiano, e ci auspichiamo che prosegua la collaborazione da parte di tutti per preservarlo di fronte alle sfide competitive globali».
Allarme per il ricambio generazionale: si stanno formando troppi pochi giovani per il futuro della moda
Marenzi ha citato tra i motivi di preoccupazione il rallentamento dell’economia cinese e le tensioni internazionali sui dazi, oltre alle sanzioni sulla Russia che ostacolano l’export italiano. Tra i fattori positivi ha ricordato gli accordi di libero scambio con Giappone e Canada.
Troppo presto, ha continuato Marenzi, dare indicazioni sull’anno appena iniziato. Di sicuro diventa sempre più centrale il tema della formazione e dell’appetibilità del settore per i giovani. «Entro il 2021 – ha concluso il presidente Marenzi – andranno in pensione nel settore tessile-abbigliamento 57.000 addetti. Oggi si stanno formando negli istituti tecnici specializzati solo 9.000 studenti».