“Il dopo etichettatura si chiama trasparenza dei dati sulla destinazione dei prodotti dall’estero”. Lo ha affermato l’assessore regionale all’agricoltura del Veneto Franco Manzato, che chiede un seguito alle disposizioni riguardanti l’indicazione della provenienza obbligatoria per tutti i prodotti agroalimentari.
“Dobbiamo lavorare perché siano rese pubbliche le notizie legate al luogo d’arrivo degli ingressi alla frontiera di latte, carni, ortofrutta e derivati – ha spiegato Manzato – perché è giusto sapere se queste produzioni vengono italianizzate da aziende ‘trasformatrici’, creando una sorta di concorrenza sleale a discapito dei consumatori che sono convinti di mangiare specialità di territorio e sono all’oscuro della provenienza delle materie prime”.
Ad esempio, fonti ‘ufficiose’ confermano Verona come la capitale del siero latticello importato dalla Croazia per la produzione di burro. Qui approdano 200 mila chili di sostanze derivate dal latte dell’Est europeo, ma nei supermercati non si trova alcuna confezione che possa rifarsi a tale produzione. Oltre al Veneto, simili flussi “fantasma” interessano anche Modena, dove pare si concentri l’87 per cento delle carni suine importate dal Cile e delle quali si perdono le tracce, mentre le fabbriche campane nel 2010 avrebbero lavorato oltre 114 milioni di chili di triplo concentrato di pomodoro cinese.
“Gli uffici regionali stanno lavorando ad una proposta di legge che va in questa direzione, proprio per rispondere meglio alle aspettative dei consumatori andando oltre la già importante conquista della tracciabilità: si tratta di aggiungere il pezzo che ancora manca per dare valore all’attività delle nostre imprese agricole e riconoscere il loro impegno nella tutela della sicurezza alimentare. Serve un’azione politica forte – ha concluso Manzato – e per questo contatterò i colleghi delle altre regioni, con l’obiettivo di condividere il provvedimento e migliorarlo con il contributo di tutti”.