Il 43% dei controlli svolti nel 2010 dall’Ispettorato centrale per il controllo della qualità dei prodotti agroalimentari hanno riguardato il settore vitivinicolo e sono state oltre 8.500 le ispezioni eseguite nelle aziende vitivinicole italiane: in totale, sono state eseguite 25 diffide e 178 sequestri per un valore di oltre 6 milioni di euro. Le violazioni più frequenti hanno riguardato irregolarità nel sistema di designazione e presentazione delle varie tipologie di vino, detenzione di quantitativi di prodotti vitivinicoli in nero, frodi in commercio per qualificazione di vini comuni come vini di qualità, produzione e commercializzazione di varie tipologie con grado alcolico diverso dal dichiarato.
Questi alcuni dei dati diffusi nel corso di un recente convegno nel corso del quale è stato ricordato anche il clamoroso caso degli oltre 14mila litri di «Rosecco» sequestrati in gennaio nel nostro Veneto e destinati al mercato inglese dove facilmente avrebbero richiamato la Doc del Prosecco. La zona della Valpolicella si distingue per essere riuscita sino ad oggi a salvaguardare la propria leadership internazionale con prodotti di alta qualità, nonostante le insidie legate al difficile contesto macro-economico. Il merito va anche alle nuove normative predisposte per tutelare uve, viti e vino: una serie di regole che hanno permesso di proteggere il «made in Valpolicella» dalle imitazioni e da contaminazioni, come riporta l’Area di Verona relazionando sul recente convegno organizzato dallo studio legale Alessia Beghini che ha messo in contatto le aziende agricole con gli enti controllori, ossia Avepa (l’agenzia veneta per i pagamenti in agricoltura), Repressioni Frodi e Siquria (Società italiana per la qualità e la rintracciabilità degli alimenti s.r.l).