Sui giornali ha fatto scalpore l’ennesima barzelletta raccontata da Berlusconi e lo show (ovviamente smentito) sull’euro che non piace. Pochi quotidiani hanno segnalato la scandalosa assenza del Ministro Paolo Romani, agli Stati generali del Commercio estero: il responsabile del Commercio estero era atteso dagli imprenditori per ricevere dalle imprese le proposte per il Made in Italy, ma Romani non si è visto al Palazzo dei Congressi dell’Eur e, tra lo sconcerto degli imprenditori presenti, ha lasciato le conclusioni degli Stati generali al vicepresidente della Commissione europea, Antonio Tajani.
Ancora meno notizie sono poi circolate sulle concrete proposte che, dopo settimane di lavori, sei tavoli tematici (servizi, agroalimentare, meccanica, sistema moda, arredo, ambiente ed energia) hanno redatto e che la viceministro al Commercio estero, Catia Polidori, ha presentato in apertura dei lavori. Due le richieste principali del mondo imprenditoriale per la tutela del Made in Italy e del commercio italiano all’estero. Un’agenzia per l’internazionalizzazione che possa supplire alla soppressione dell’Ice e svolga un ruolo di vera “intelligence commerciale” soprattutto sui mercati dei Paesi emergenti e una lotta più serrata alla contraffazione per la tutela del “made in Italy”.
Da parte di quasi tutti gli operatori è emersa la necessità di comunicare meglio l’eccellenza e il valore culturale del made in Italy, dalla moda all’agroalimentare. Gli operatori del settore energia e ambiente hanno sollecitato anche un passaporto di origine/qualità e un aggiornamento del dossier “made in” giacente a Bruxelles.
Con un presidente che racconta barzellette e un ministro che non c’è il rischio è che l’appello degli imprenditori finisca nel cassetto dimenticato di un qualche funzionario.