La sentenza del Tribunale di Padova contraria alla Moncler, oltre a riaprire i 500 siti di cui era stato chiesto il sequestro, deve aprire una riflessione sugli aspetti contraddittori del e-commerce. Le giovani generazioni sono cresciute nel mito della libertà di internet e non ci si può dimenticare del ruolo che la rete ha avuto nella primavera araba o, a casa nostra, nel far conoscere le tragedie che hanno colpito le Cinque Terre e Genova. Non sono pochi coloro che il web lo vogliono assolutamente senza regole.
La sentenza padovana ha specificato che l’oscuramento di un sito non può avvenire preventivamente, ma esclusivamente sulla base di un effettivo e comprovato reato commesso. Principio sicuramente indiscutibile. Ma basta andare su internet e, senza nemmeno dover molto navigare, si trovano in vendita pillole azzurre miracolose quanto pericolose, falsi orologi tutt’altro che svizzeri e mille altre truffe commerciali perpetrate da sempre e mai perseguite, per quanto palesi.
Credo il punto stia qui: le associazioni dei provider che hanno vinto contro Moncler sono in grado di darsi regole che tutelino la salute dei cittadini? codici di autoregolamentazione contro le truffe commerciali? strumenti di difesa del Made in Italy?
Mario Ongaro