Si allarga a tutta l’Europa lo scandalo della carne di cavallo trovata in confezioni di lasagne che avrebbero dovuto contenere solo manzo. In Francia e in Gran Bretagna, soprattutto, le autorità sono alla ricerca dei responsabili della frode. Il governo francese ha convocato un vertice di emergenza dei responsabili dell’industria alimentare e il ministro dell’Agricoltura, Stephane Le Foll, fa sapere che i risultati delle indagini dell’agenzia anti-frode verranno rese note al più presto. Intanto in Gran Bretagna il ministro dell’Agricoltura, Owen Paterson, riferirà in Parlamento sul caso e nel frattempo descrive lo scandalo come un “frode internazionale e una cospirazione criminale contro i consumatori”. Dalla Romania il Premier, Victor Ponta, difende i produttori di carne locali, benché dalle indagini emerga che la carne di cavallo trovata sotto falsa etichetta in Francia e Gran Bretagna sia partita dal suo paese, passando anche per l’Olanda e per Cipro. «Abbiamo fatto delle verifiche – dice il premier Ponta – ma non abbiamo trovato alcuna violazione delle norme e degli standard europei». Secondo Ponta, la carne che Spanghero, la ditta che ha veduto la carne di cavallo alle industrie francesi, «non era in contatto diretto con società romene».

Scandalo delle lasagne: meglio l’Italia dell’Europa
Coldiretti è immediatamente intervenuta sullo ‘scandalo delle lasagne’ affermando che «in Italia lo scambio di carni all’insaputa dei consumatori non sarebbe possibile perché il decreto legislativo 109 del 1962 obbliga ad indicare in etichetta la specie animale da cui proviene la carne utilizzata come ingrediente». Lo scandalo sottolinea l’esigenza di una accelerazione nell’entrata in vigore di una legislazione più trasparente sulla etichettatura della carne e degli altri alimenti a livello comunitario. Ad oggi – precisa la Coldiretti – ad esempio nell’Unione Europea è obbligatorio indicare in etichetta la provenienza della carne bovina dopo l’emergenza mucca pazza, ma non quella della carne di maiale o di coniglio.
L’Italia, dove con un provvedimento nazionale è obbligatorio indicare l’origine in etichetta anche per la carne di pollo, è in anticipo sull’Europa dove si procede con estrema lentezza: il regolamento è entrato in vigore il 13 dicembre 2011, ma dal 13 dicembre 2014 scatta solo l’obbligo di indicare in etichetta l’origine delle carni suine, ovine, caprine e dei volatili. Per le carni diverse come quella di coniglio e per il latte e formaggi tale data resta di fatto indeterminata. L’etichettatura nutrizionale, infine, si applicherà solo dal 13 dicembre 2016: «si tratta – conclude la Coldiretti – di un arco di tempo intollerabile rispetto alle esigenze delle imprese agricole e dei consumatori che negli ultimi anni hanno dovuto affrontare gravi emergenze alimentari che hanno pesato enormemente con pesanti conseguenze in termini economici e soprattutto di vite umane».

Scandalo delle lasagne: il commento in Veneto
Per l’assessore all’agricoltura e alla tutela del consumatore del Veneto, Franco Manzato, lo ‘scandalo delle lasagne’ «è purtroppo un esempio di come la mondializzazione può condurre su una strada che non solo banalizza le produzioni locali, ma punisce i produttori, l’industria, la distribuzione e, di fatto, inganna i consumatori».
«Quando la filiera si allunga a dismisura e l’obiettivo tende ad essere più economico che qualitativo, il massimo profitto al costo più basso – aggiunge l’assessore Manzato – il rischio che uno dei gradini celi l’inganno è sempre presente: la politica non può chiamarsi fuori in vicende del genere, anche se formalmente private, perché il danno è collettivo. Per quanto riguarda il Veneto, insistiamo affinché la carne bovina dei nostri allevamenti abbia la valorizzazione che merita, non solo perché garantisce la tracciabilità lungo tutto il percorso, ma anche perché è ottima e spesso di una qualità superiore, che deriva dall’applicazione di disciplinari assolutamente precisi e rigorosi. E’ interesse della stessa distribuzione esaltare il produttore che fa bene il proprio mestiere accettandone i marchi».
«Presto presenteremo il marchio dei prodotti veneti di Qualità Verificata – conclude Franco Manzato – un marchio che vuole rendere facilmente riconoscibile il prodotto certificato da quello più o meno anonimo, che risponde più alla burocrazia cartacea che all’impegno dei produttori e alle aspettative dei consumatori».