È divorzio tra Associazione Famiglie dell’Amarone e il Consorzio Tutela Vini Valpolicella. Lo ha annunciato la presidente dell’associazione, Marilisa Allegrini, nel corso di una conferenza stampa., a Verona. La motivazione di fondo mette sotto accusa l’iniziativa del Consorzio che «da tempo mette in atto uno scempio nei confronti del vino simbolo della Valpolicella». Le 12 Famiglie dell’Amarone (140mln di euro il fatturato annuale) contestano in particolare l’ipotesi dell’eliminazione del limite alla Doc per vigneti impiantati in terreni freschi e di fondovalle.
«È prevista un’ulteriore azione killer – spiega la Presidente – che rischia di tradursi in un vero e proprio colpo di grazia. Per questo l’Associazione famiglie dell’amarone comunica il proprio immediato ritiro dal Tavolo di concertazione con il Consorzio tutela vini Valpolicella. Chiediamo a tutti, a partire dai produttori di collina che hanno a cuore le sorti dell’Amarone, di partecipare uniti alla prossima assemblea (il 10 maggio) indetta dal Consorzio. Obiettivo: scongiurare le modifiche capestro al disciplinare di produzione». Eliminare il limite alla Doc per i vigneti impiantati in terreni freschi e di fondovalle, spiegano i vertici delle dodici famiglie dell’Associazione, rappresenta di fatto una sorta di condono tombale per chi purtroppo già pratica, indisturbato, una produzione mai consentita dal regolamento.
Scontro sull’Amarone: salvaguardare la produzione in collina
«La verità – ha aggiunto il responsabile del Tavolo di concertazione per le Famiglie dell’Amarone, Sandro Boscaini – è che, nonostante le nostre rivendicazioni, la politica di gestione non tiene più conto delle zone vocate e si adegua solo a minimi parametri di legge, a tutto svantaggio della riconoscibilità di uno dei vini simbolo del Made in Italy nel mondo. Ciò che ha determinato la mancanza di progettualità condivisa e la conseguente rottura del tavolo è stata principalmente un’abissale diversità di vedute: la nostra ha un approccio qualitativo basato sulla vocazione del vigneto per cui l’Amarone si può produrre solo nei terreni vocati, quella del Consorzio pone obiettivi di quantità, sulla base delle richieste del mercato. Negli ultimi 15 anni l’aumento della produzione è stato del 1.140%, ma l’Amarone non è una commodity e la sua fortuna nel mondo è dovuta al nostro assunto, non al loro».
Le Famiglie dell’Amarone, che hanno modificato il regolamento interno consentendo l’ingresso ad altri produttori, rilanciano in nome della tutela della qualità del prodotto senza condizioni. «Riteniamo doveroso chiamare a raccolta tutti i produttori di qualità – ha detto il vice presidente dell’Associazione, Stefano Cesari – per ripristinare i valori fondanti della produzione, a scapito di interessi che coinvolgono tutti noi, con la consapevolezza che la posta in palio è molto più importante. Per questo, nell’assemblea del Consorzio proporremo l’aggiunta all’articolo 3 (dichiarante le delimitazioni delle zone produttive tra classica, doc e Valpantena) di una specifica declaratoria che differenzi la collina dalla pianura. Tale differenziazione è già contenuta nella Carta Angelini del 1998 ed è a questa che noi intendiamo riferirci».