La moda sostenibile è sempre più ricercata dai consumatori tanto che nella fashion week di Berlino è stato dedicato un hub solo ed esclusivamente ai vestiti ecologici prodotti garantendo i diritti dei lavoratori.
«Abbiamo sviluppato dei criteri selettivi – dice Magdalena Schaffrin, a capo di Neonyt, l’hub di moda sostenibile – Prima di tutto controlliamo se stilisti ed espositori hanno una strategia sostenibile, poi controlliamo la catena di produzione, quanto è trasparente… E poi guardiamo i prodotti se sono sostenibili o meno».Il risultato sono allora, per esempio, le borse fatte con la buccia di mela da un’azienda tedesca:«Usiamo lo scarto delle industrie di succhi di frutta – dice Svenja, Ceo di Nuuwai – perché sono a portata di mano. Così sostituiamo il 50% del materiale sintetico con gli scarti delle mele e questo significa che i resti vengono riutilizzati invece che essere bruciati o buttati». Le fa eco il designer di Nat-2, Sebastian Thies: «Creiamo scarpe fatte a mano in Italia con il muschio. Usiamo bottiglie riciclate, vetro, cotone, carbone e gomma per scarpe 100% vegane». Secondo la commissione economica per l’Europa delle Nazioni Unite il settore della moda è responsabile dell’uso del 20% di acqua e crea il 10% delle emissioni di carbone nel mondo.
Anche il premio triestino per giovani designer testimonia che in tutti c’è grande attenzione per l’ambiente
Sulla sostenibilità è centrato quest’anno il focus dell’ITS, l’International Talent Support, il più importante concorso al mondo per giovani designer di moda. Partendo dalla convinzione che è il secondo comparto fra i più inquinanti al mondo, ecco che per i designer del futuro è diventata imprescindibile la ricerca di soluzioni per trasformarsi.
Oltre 800 iscritti all’edizione 2019 dell’ITS: la premiazione avverrà negli spazi del Magazzino 42 sulle Rive a Trieste. I finalisti saranno 26, provenienti da tutto il mondo: tra questi si segnalano in particolare sei designer provenienti dalla Cina.