Una volta si diceva che i numeri non mentono e che ‘in vino veritas’. Ma a quanto pare le due cose insieme fanno proprio fatica a starci: come stanno andando le esportazioni del vino italiani in Cina? Come in Canada? Basta cambiare la fonte dalla quale si prendono le notizie per avere due risultati assolutamente contrastanti. Andiamo con ordine.
Secondo le ultime rilevazioni di Istat, l’export di vino italiano verso la Cina è in forte crescita nel primo quadrimestre di quest’anno, con un trend a valore a +7,9% pari a 40,8 milioni di euro. Ma secondo le dogane cinesi lo stesso dato merceologico registra invece una perdita secca del -14,4% e un controvalore a 48,1 milioni di euro. “Prosegue – rileva Ispropress su base dati Nomisma Wine Monitor – la babele di numeri nel mondo del vino: due pesi e due misure diverse su uno stesso prodotto nei medesimi mercati”. Dati in contraddizione tra loro, che creano confusione ed un effetto domino nelle analisi di stakeholder, media, produttori, investitori e amministratori pubblici, che necessiterebbero di una lettura univoca sull’andamento della domanda in un settore chiave per il Made in Italy.
L’Italia vende all’estero vino per oltre 5 miliardi e mezzo, ma forse sarebbe utile maggiore chiarezza
Al contrario le esportazioni verso il Canada sono segnalate in perdita da Istat con un -0,3%, ma in ottima salute per le dogane d’oltre Atlantico che hanno invece registrato un +6,2%.
Al netto di elementi secondari, la differenza è sostanziale ed è legata a due diversi metodi di valutazione: Istat tiene conto dell’export verso la prima destinazione estera, senza perciò considerare le triangolazioni delle merci in transito, mentre le dogane determinano la provenienza delle merci sulla base dell’origine. Cioè i produttori italiani inoltrerebbero verso la Cina il vino che non entra in quel Paese perché viene smistato verso altre destinazioni; così come in Canada sbarcherebbe vino italiano che dall’Italia era partito per altra destinazione.