Producevano capi di abbigliamento di alta moda in nero per conto terzi, anche per importanti marchi italiani, evadendo le imposte e i contributi e sfruttando gli operai. È quanto ha scoperto la Guardia di finanza di Noventa Vicentina, che ha denunciato due imprenditori cinesi e dato il via alla procedura di sospensione dell’attività per due manifatture artigianali.
È accaduto a Barbarano Vicentino: l’indagine ha permesso di constatare che le due aziende artigianali cinesi erano di fatto contoterziste di altri intermediari, attivi nell’area di Thiene, che avevano il ruolo di interporsi tra le imprese e i reali committenti delle commesse, industrie nazionali di alta moda. Fra queste ultime e i contoterzisti infatti non c’è in genere, spiegano i finanzieri, un rapporto diretto: i committenti si rivolgono a dei ‘grossisti’ di nazionalità italiana che organizzano il lavoro e ne ripartiscono le fasi a vari laboratori artigianali. Le Fiamme Gialle hanno verificato l’omesso versamento di ritenute d’acconto, omessi versamenti trimestrali dell’Iva e ricavi non contabilizzati per complessivi 92.447 euro.
Scattata anche l’accusa di ‘caporalato’ per le condizioni di illegalità nella gestione dei lavoratori
Otto i lavoratori di nazionalità cinese sono risultati ‘in nero’ in quanto non erano state eseguite le prescritte comunicazioni obbligatorie ad Inps e Inail. Soprattutto, due cinesi sono stati segnalati all’autorità giudiziaria per la violazione delle norme riguardanti il cosiddetto ‘caporalato’.
Durante i controlli, infatti, i finanzieri hanno scoperto che i lavoratori vivevano in alloggi inadeguati, annoveravano diversi permessi non retribuiti (cosa che se non giustificata comporta un’elevata evasione contributiva). Nello specifico caso di datori di lavoro di nazionalità cinese, inoltre, a far scattare l’accusa di caporalato è stata l’intermediazione illecita di lavoro e sfruttamento, nonché le gravi e reiterate inadempienze sul versamento dei contributi previdenziali all’Inps, per circa 36mila euro.