Dopo New Look, Topshop e Asos, anche Forever 21 ha deciso di abbandonare la Cina: già aveva chiuso i punti vendita di Tianjin, Hangzhou, Pechino, Chongqing e Xi’an, ma ora l’abbandono del tanto ambito mercato cinese è totale e definitiva. E la motivazione non è ‘politica’ ma strettamente commerciale: impossibile reggere la concorrenza sulla moda low cost di piattaforme internet quali Taobao e Pinduoduo che offrono un’ampia gamma di prodotti e a prezzi assolutamente bassissimi.
Già nel 2017, Zara era arrivata alla decisione di chiudere il megastore all’interno del Lesen Shopping Center di Chengdu seguita nel 2018 dall’americana Macy’s, che aveva chiuso il suo store online su Tmalle gli store in gestione diretta a Shanghai. I dati dello shopping in Cina, diffusi dal Ministero cinese del commercio, dicono che lo scorso anno, l’e-commerce ha registrato vendite per 9mila miliardi di yuan, pari a circa 1.183 miliardi di euro con una incidenza delle transazioni online è salita al 45,2%.
La crescita delle vendite online favorisce Amazon e chi si accorda con le piattaforme digitali
Chi continua a concentrare i propri sforzi sulle vendite in Cina è invece Amazon che è impegnata a migliorare l’esperienza sia per i clienti cinesi sia per i partner di vendita globali. In una nota diffusa da Amazon si legge che “l’interesse nei confronti della Cina rimane forte: abbiamo creato solide fondamenta in numerose attività di successo e continueremo a investire e crescere in Cina attraverso Amazon Global Store, Amazon Global Selling, AWS, ed i dispositivi ed i contenuti Kindle”.
Ed anche un marchio come Burberry, che ha ridotto la sua impronta retail a Shanghai, sta puntando le sue carte sulle vendite nei canale digitale. Chiusi quattro store, la griffe ha chiaramente trovato un modo per vendere attraverso piattaforme digitali come WeChat.