«Portiamo la voce di un popolo di 2 milioni di lavoratrici e lavoratori per contestare un governo che ha dichiarato di aver abolito la povertà, ma in realtà ne sta creando di nuova». Lo ha detto il segretario generale della Fai Cisl, Onofrio Rota, dal palco allestito a Roma in occasione della mobilitazione nazionale dell’agricoltura organizzata unitariamente con i sindacati Flai Cgil e Uila Uil.
«Più salario, più tutele, più welfare – ha detto ancora Rota – sono le basi per il rinnovo dei contratti degli allevatori e dei forestali. Contratti che devono regolare tutti i lavori, tutte le aziende e tutti i lavoratori: è questa la vera tutela, non il salario minimo per legge. Chiediamo a governo e Parlamento di non fare altri sbagli come quelli sulla liberalizzazione dei voucher e le collaborazioni. Intervengano piuttosto contro il dumping contrattuale e sulle troppe tasse pagate ogni mese con la busta paga. Questo governo – ha concluso Rota – parla tanto di Made in Italy ma in realtà sta mortificando il mondo del lavoro agroalimentare, che è il nostro fiore all’occhiello nel mondo».
Piena applicazione della legge contro il caporalato e riconoscimento del lavoro usurante in agricoltura
«Continua la nostra mobilitazione, continua la nostra battaglia per invocare una diversa impostazione della politica economica e sociale di questo Governo» ha detto Luigi Sbarra, Segretario generale aggiunto della Cisl.
Intervenendo in particolare sulla drammatica diffusione del caporalato in agricoltura, Sbarra ha detto: «Bisogna spezzare le catene che in agricoltura ancora costringono più di 300mila persone a subire le minacce dei caporali. Servono più controlli e ispezioni sui luoghi di lavoro e sul territorio, più progetti di sistema partecipati, e soprattutto la piena applicazione della Legge 199, conquistata dal sindacato tre anni fa e da allora è colpevolmente ferma sulla parte preventiva. Occorre dare pieno riconoscimento alle specificità dei lavori gravosi, pesanti, spesso usuranti, che tuttavia vengono trattati come tutti gli altri dalla nuova normativa sulla previdenza. Non si può chiedere a un bracciante agricolo di piegarsi sui campi fino a 70 anni. Siamo contro la flat-tax, che accumula ricchezza verso l’alto, e chiediamo maggiore giustizia sul fisco, con l’abbattimento delle tasse sui redditi medi e popolari da lavoro e da pensione, un passo necessario se si vogliono davvero aumentare salari alle persone che hanno più bisogno».