Una mostra di Banca Carige espone le immagini della più leggiadra eleganza nel Sei e Settecento .
Dame, gentiluomini e uomini d’arme, abiti sontuosi e armature ornate di pizzo. È proprio il pizzo, genovese ma non solo, che fa da ‘filo’ conduttore alla mostra “Il filo del lusso nel Secolo dei genovesi”, organizzata da Banca Carige in occasione della XVIII edizione di “Invito a Palazzo”, la manifestazione dell’Abi che per un giorno, il primo sabato di ottobre, apre al pubblico le sedi delle banche e i loro patrimoni artistici.
Il pizzo è protagonista nei documenti ritrovati all’Archivio di Stato e nei ritratti, opera dei maggiori pittori liguri del Seicento e del Settecento, come Bernardo Strozzi, Luciano Borzone, il Mulinaretto e Domenico Parodi, che raccontano come si vestivano a Genova uomini e donne delle famiglie aristocratiche. Nella mostra, larghi colletti di pizzo adornano i vestiti dei gentiluomini così come le armature. Ma il racconto è anche quello delle acconciature e i vestiti, la moda che cambia a Genova al passaggio dall’influenza della cattolicissima Spagna, con gli austeri abiti neri, a quella della Francia.
Anna Orlando
curatrice della mostra
Dopo aver fatto una ricerca di archivio importante stiamo cercando di dimostrare che il pizzo genovese, seppure meno promosso rispetto ad altre manifatture straniere dell’epoca, in realtà nasce prima a Genova, che precede sia dal punto di vista cronologico che in alcuni casi anche della qualità, sia Venezia sia le Fiandre.
Ma ci sono anche le leggi suntuarie che per un periodo impongono alle donne di non sfoggiare vestiti colorati dentro le mura ed è la ragione per cui moltissime donne le vediamo vestire di nero, colore elegantissimo e colore del rigore.
Ma quando escono dalle mura e vanno in villa e possono fare quello che vogliono, i quadri che raccontano dame con abiti coloratissimi. Senza contare che il fatto che non sfoggiassero sete colorate e gioielli nelle strade di Genova non vuol dire che non li avessero: ci sono inventari che elencano pezzi straordinari, indossati e acquistati per investimento.