L’italian sounding ha travolto pure la ristorazione e lo stile tricolore è clonato senza ritegno
Dilaga anche nella ristorazione il fenomeno dell’Italian Sounding, veri e propri casi di plagio all’estero con imprenditori stranieri che aprono nei loro Paesi bar, ristoranti e pasticcerie uguali in tutto e per tutto, loghi compresi, a quelli presenti nelle principali città italiane senza alcuna connessione contrattuale o commerciale con l’originale.
Se ne è parlato nel corso di due eventi moderati da Davide Pini, ideatore del progetto Gastromarketing, nell’ambito di HostMilano, la fiera leader mondiale dedicata al mondo della ristorazione e dell’accoglienza. Il rischio di confusione nel mondo è alto, sia perché incrementato dalla presenza di prodotti autorizzati ad avere nomi italiani, come il caso dei formaggi tipici italiani prodotti nel Wisconsin (Usa), sia per la presenza di numerosi fenomeni di falsi miti italiani, come la fantomatica ricetta delle “fettuccine Alfredo”, in contrapposizione all’esperienza isolata, riportata da Sonia Re (APCI) di numerosi volenterosi chef che, emigrando, cercano di mantenere intatte cultura e tradizioni italiane, sotto l’assedio di ingredienti e modalità di business del tutto “fake”.
Le ricette proposte
In questo scenario, è fondamentale mettere il consumatore al centro di ogni forma di tutela, ha sottolineato Alessandro Sessa (ALTROCONSUMO), perché l’unica possibilità di contenimento del fenomeno della contraffazione deve per forza passare da un coinvolgimento consapevole dell’attore finale del processo d’acquisto.
Una soluzione possibile è stata illustrata da Marco Cappellini (VIDITRUST), la cui start-up ha brevettato una tecnologia di riconoscimento visivo, basata sull’intelligenza artificiale, che consente il controllo della contraffazione con mezzi semplici e intuitivi direttamente dal consumatore, attraverso un app che permette nel contempo all’azienda che lo impiega, una geolocalizzazione dei prodotti contraffatti attraverso una piattaforma di monitoraggio.