Il problema del sovrappeso in Gran Bretagna è particolarmente grave e il junk food molto diffuso
I ragazzi britannici hanno deciso di mobilitarsi rivendicando il diritto ad un’adolescenza sana e non vogliono più essere considerati solamente come acquirenti di tutto quel che la pubblicità promuove. Sollecitano quindi misure che segnalino quelli che sono i cibi che minacciano la loro salute, quelli che li fanno ingrassare: e per questi ragazzi quindi la lotta all’obesità dovrà essere condotta rendendo immediatamente obbligatorie le etichette ‘a semaforo’.
Attraverso l’iniziativa Bite Back 2030, i ragazzi hanno pertanto chiestoi l’aiuto delle autorità così che queste etichette siano apposto obbligatoriamente sul junk food. L’iniziativa è stata sottolineata anche dal diffusissimo ‘The Guardian’: la campagna, patrocinata anche dal famoso cuoco e attivista Jamie Olivier, sta avendo un successo crescente grazie agli strumenti scelti dai dodici membri nel consiglio direttivo, una dozzina di ragazzi che stanno utilizzando i social media, i video, i racconti di testimonial loro beniamini, di youtuber, di stelle dello sport e del cinema.
Ed attraverso questi strumenti e personaggi vengono promossi ricette, flash mob e altre iniziative che sappiano coinvolgere il mondo giovanile.
Lo scopo di tutta la campagna Bite Back 2030 è far arrivare ai più giovani un messaggio in grado di trasformare l’invito a mangiare meno junk food, finora considerato un limite alla libertà di scelta, in un atteggiamento alla moda, che consideri quel cibo obsoleto e non più in linea con le tendenze più cool.
In quest’ottica, i giovani britannici chiedono l’obbligatorietà di quelle etichette ‘a semaforo’ che sono state introdotte volontariamente a partire dalla Gran Bretagna, adottate provvisoriamente anche da altri Paesi e che un ampio gruppo di multinazionali hanno scelto per qualificare i propri prodotti. Nel Regno Unito il problema dell’obesità infantile sta assumendo proporzioni preoccupanti. All’età di 10-11 anni, un ragazzo su cinque è già obeso, e metà di quelli che hanno tra i 12 e i 15 anni sono in sovrappeso.
Nonostante ciò le iniziative pubbliche intraprese da più parti non sembrano dare i risultati voluti. La speranza è che la mobilitazione diretta dei giovani e l’impiego di strumenti più efficaci possano contribuire a cambiare radicalmente la cultura alimentare delle nuove generazioni.