Lettera aperta di Giorgio Armani per un futuro della moda che sia meno spettacolo e più sostanza
G iorgio Armani è stato il primo a sfilare a porte chiuse, ha donato due milioni di euro per sostenere gli ospedali più impegnati nella ricerca e ha riconvertito i suoi stabilimenti alla produzione di camici monouso destinati alla protezione individuale degli operatori sanitari. Riportiamo qui di seguito Alcuni passi della lettera aperta sul destino della moda nel dopo virus che ha indirizzato alla rivista WWD, Women’s Wear Daily, pubblicazione a volte definita come “la bibbia della moda”, a seguito di un articolo comparso il 2 aprile.
… Mi congratulo: la riflessione su quanto sia assurdo lo stato attuale delle cose, con la sovrapproduzione di capi e un criminale non allineamento tra stagione meteorologica e stagione commerciale, è coraggiosa e necessaria. Ne condivido ogni punto, solidale con le opinioni espresse dai miei colleghi. Sono anni che sollevo i medesimi interrogativi durante le conferenze stampa successive ai miei show, sovente inascoltato, o ritenuto moralista.
L’emergenza attuale dimostra invece come un rallentamento attento ed intelligente sia la sola via d’uscita. Una strada che finalmente riporterà valore al nostro lavoro e che ne farà percepire l’importanza e il valore veri al pubblico finale…
Il declino del sistema moda per come lo conosciamo è iniziato quando il settore del lusso ha adottato le modalità operative del fast fashion, carpendone il ciclo di consegna continua nella speranza di vendere di più, ma dimenticando che il lusso richiede tempo, per essere realizzato e per essere apprezzato.
Il lusso non può e non deve essere fast. Non ha senso che una mia giacca o un mio tailleur vivano in negozio per tre settimane prima di diventare obsoleti… Per lo stesso motivo, trovo assurdo che in pieno inverno in boutique ci siano i vestiti di lino e in estate i cappotti di alpaca …
Questa crisi è una meravigliosa opportunità per rallentare e riallineare tutto; per disegnare un orizzonte più vero…
Il momento che stiamo attraversando è turbolento, ma ci offre anche la possibilità, unica davvero, di aggiustare quello che non va, di riguadagnare una dimensione più umana. È bello vedere che in questo senso siamo tutti uniti. Per il retail sarà una prova importante. Agli operatori americani della moda voglio mandare il mio più sentito incoraggiamento per le settimane difficili che dovremo affrontare. Uniti, ce la faremo. Ma dovremo essere uniti: questa è forse la più importante lezione di questa crisi.