La ripresa sarà difficile e Coldiretti una regia nazionale per promuovere i prodotti all’estero .
La pandemia ha interrotto una cavalcata vincente dell’export agroalimentare italiano: a marzo 2020 le esportazioni agroalimentari nazionali erano infatti balzate ad un significativo +13,5%. Coldiretti ha registrato, infatti, su base tendenziale, aumenti per il cibo e le bevande italiane negli Usa (+10,4%), Germania (+24,9%), Gran Bretagna (+3,9%) e Francia (+9,5%).
Trend destinato, ovviamente, ad essere interrotto dalla chiusura delle frontiere e dalle misure di contenimento che hanno dato un brusco freno al commercio a livello globale.
A pagare il conto più pesante in Italia sarà il vino, che realizza più della metà del fatturato all’estero, ma anche il florovivaismo, l’ortofrutta, i formaggi e i salumi. Uno scenario poco confortante con tre aziende agroalimentari italiane su quattro, si stima il 74%, che registrano, secondo l’indagine Coldiretti/Ixè, un calo delle vendite all’estero per effetto di una pioggia di disdette provenienti dai clienti di tutto il mondo.
Ettore Prandini
presidente
Coldiretti
Serve ora un robusto piano di promozione per sostenere il vero Made in Italy all’estero.
Per favorire l’internazionalizzazione occorre superare l’attuale frammentazione e dispersione delle risorse puntando, in primo luogo, ad una regia nazionale attraverso un’agenzia unica che accompagni le imprese in giro nel mondo con il sostegno delle ambasciate dove vanno introdotti anche adeguati principi di valutazione delle attività legati, per esempio, al numero dei contratti commerciali.
Nell’emergenza in atto e in un’ottica futura di ripresa delle normali attività commerciali sarà fondamentale impiegare tutte le energie diplomatiche per superare i dazi Usa e l’embargo russo.