La pandemia ha ridotto le disponibilità per acquisti: noleggio e mercato dell’usato la risposta?
Moda e crisi commerciale causata dal Covid-19: Maura Franchi, docente di Sociologia dei consumi all’Università di Parma, sostiene che «il costo sarà più importante in relazione al generale impoverimento previsto, ma emergerà soprattutto una diversa domanda di abbigliamento che risponderà più al comfort che alla voglia di ostentare marchi o griffe. La prima preoccupazione sarà quella economica, la seconda riguarderà la sicurezza. Per questo motivo, nel clima attuale non desideriamo andare in giro a provare vestiti che, per definizione, possono essere stati indossati da altre persone».
Valutando questa prospettiva, il fashion system si impegna con lo scopo di garantire le opportune tutele a consumatori e lavoratori: l’ultima risposta trovata è il ‘personal shopper digitale’ che offre consigli trendy in videocall tramite una vetrina sul web.
In base a quanto emerge da uno studio condotto dalla società di consulenza McKinsey & Company, le entrate mondiali nel comparto della moda registreranno una contrazione tra il -27 e il -30%, se comparate allo scorso anno.
Sul ritorno allo shopping dà alcuni consigli anche l’accademica Chiara Mauri, studiosa di Marketing and Sales presso la SDA Bocconi School of Management: «L’e-commerce, già in ascesa del +19% medio annuo nel nostro Paese dal 2015 al 2020, ha fatto un ulteriore balzo in avanti. In una situazione di commercio al dettaglio tendenzialmente stabile (+1,1% di media annuale negli stessi anni), i negozi fisici stavano già perdendo terreno».
Il renting per i fashionistas può sembrare una temporanea prospettiva di vita, così come lo sharing gratuito di t-shirt, scarpe e borse da scambiare con amici, amiche, congiunti e “affetti stabili”, senza spendere cifre da capogiro. Però il sogno di rimettere a soqquadro un camerino continua ad essere nel cuore degli amanti delle compere live.