La lettera all’Europarlamento chiede che la politica d’emergenza non sia fatta dai singoli Stati
Con una lettera al Commissario Wojciechowski e ai deputati del Parlamento europeo, il Ceev-Comité Européen des Entreprises de Vin ha chiesto misure urgenti per la filiera vitivinicola. La pandemia legata al Covid-19 e le misure eccezionali che i Governi hanno preso per affrontarla, infatti, stanno avendo, e certamente avranno anche per i prossimi mesi, un impatto enorme sull’economia mondiale e ovviamente sul settore vitivinicolo dell’UE.
È ancora presto per avere una panoramica completa del danno totale che questa pandemia causerà al settore, tuttavia è evidente quanto stia già incidendo provocando l’interruzione della produzione e del commercio, colpendo le finanze delle aziende vinicole e destrutturando i mercati del vino.
Le misure adottate finora dall’Ue, però, non sono state sufficienti: secondo Ceev, il pacchetto fin qui adottato non propone un quadro finanziario adeguato per una risposta commisurata alla crisi. Il mercato vitivinicolo dell’Ue, si sottolinea, funziona come un mercato unico interconnesso e la sua gestione non può dipendere dall’uso delle risorse nazionali.
Inoltre, nella lettera al Commissario Wojciechowski si pone l’accento sul fatto che il finanziamento delle nuove misure straordinarie con i fondi NSP renderà difficile l’utilizzo delle misure esistenti, anche per il prossimo anno. Non vi sono fondi sufficienti e di conseguenza è necessario un sostegno economico specifico.
Secondo Ceev, da un punto di vista tecnico, mancano almeno due misure cruciali: la raccolta verde parziale nelle aree DOP o IGP e l’autorizzazione straordinaria delle azioni di promozione nel mercato interno, in particolare quando fanno parte delle attività di enoturismo.
“Abbiamo bisogno urgentemente – conclude il testo – di una risposta europea completa per affrontare questa crisi. Senza di essa, la gestione dell’emergenza sarà nelle mani degli Stati membri e le loro singole iniziative rischiano di provocare risposte asimmetriche e una potenziale distorsione dell’organizzazione comune di mercato per il vino”.