Il settore è in crescita: l’Italia è dietro a Germania e Francia ma ha forti potenzialità future
La Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo ha presentato il sesto rapporto “La Bioeconomia in Europa” che aggiorna al 2018 la stima della produzione e dell’occupazione nella bioeconomia in Italia, Germania, Francia, Spagna, Regno Unito e, per la prima volta, anche in Polonia.
Presentando il rapporto, Laura Campanini di Intesa Sanpaolo, ha sottolineato che: «La logica circolare è un fattore cruciale per lo sviluppo della bioeconomia: l’Italia ha sviluppato buone pratiche ed esperienze innovative e in alcuni territori ha ottimizzato virtuosamente la raccolta differenziata, il riciclo e il riutilizzo di biocomponenti. I rifiuti organici prodotti dalla filiera agroalimentare sono una fonte importante di biomassa e rappresentano una risorsa da valorizzare piuttosto che uno scarto da smaltire».
«La sostenibilità della filiera agroalimentare – continua Campanini – è strettamente legata sia al modello produttivo e di consumo sia alla riduzione degli sprechi e alla valorizzazione degli scarti. La dotazione di impianti e gli assetti normativi e regolamentari sono cruciali per garantire la chiusura del cerchio in modo sostenibile».
Facendo fede agli ultimi dati ufficiali disponibili, del 2018, in Italia la bioeconomia, intesa come sistema che utilizza le risorse biologiche, inclusi gli scarti, per la produzione di beni ed energia, occupa oltre 2 milioni di persone e genera un output pari a circa 345 miliardi di euro. In termini assoluti si posiziona quindi al terzo posto in Europa, dopo Germania (414 miliardi) e Francia (359 miliardi).
La bioeconomia è stimata in crescita di oltre 7 miliardi rispetto al 2017 (+2,2%), grazie in particolare al contributo della filiera agro-alimentare. Il sistema agro-alimentare italiano si posiziona ai primi posti in Europa, con un peso sul totale europeo del 12% in termini di valore aggiunto e del 9% in termini di occupazione per quasi 2 milioni di ettari di terreni destinati alle coltivazioni biologiche.
L’analisi dei bilanci di un campione di oltre 9.300 imprese dell’agro-alimentare italiano, evidenzia come le imprese con certificazioni biologiche abbiano registrato una crescita del fatturato del +46% tra il 2008 ed il 2018, quasi doppia rispetto al +25% delle imprese senza certificazioni. Tra i tanti dati positivi anche una nota stonata: il settore agricolo è un grande utilizzatore di acqua sia a scopi irrigui sia zootecnici. Ma, se il riuso della risorsa idrica può rappresentare un passaggio importante per mitigare lo stress idrico, attualmente questo risulta essere ancora molto limitato.