Due casi da sud a nord per produrre meno vino o per non produrne affatto tutelando il territorio
Il Consorzio di tutela del Primitivo di Manduria, dopo l’ok dato dalla Regione Puglia, ha deciso di adottare il “blocco totale della rivendicazione delle uve destinate a produrre Primitivo di Manduria dop nel prossimo triennio” con l’obiettivo di controllare l’offerta sul mercato e a mantenere la redditività del comparto.
«Avendo ricevuto l’incarico Erga Omnes con le funzioni di tutela, promozione, valorizzazione – dichiara Mauro di Maggio, presidente del Consorzio di Tutela – abbiamo deciso di non aumentare la superficie coltivata per mantenere stabilità sia dei prezzi sia degli standard qualitativi. La situazione di mercato attualmente non è critica, i prezzi sono stabili, tuttavia, in prospettiva, l’aumento dell’offerta va gestito per tutelare la remuneratività della filiera. La denominazione Primitivo di Manduria dop è passata nelle ultime campagne vitivinicole, dai 3460 ettari del 2016 ai 4592 ettari del 2019, con un aumento di oltre il +30%».
Completamente diversa è invece la vicenda che sta maturando ai confini tra i comuni di Negrar e Verona. Qui la popolazione si sta mobilitando per preservare una Zona Speciale di Conservazione (ZSC), già protetta dalla Legislazione dell’Unione Europea, che sarebbe “sotto attacco del business del vino, che in passato ha già tentato il colpo della trasformazione fondiaria e ora punta all’acquisto, tramite asta giudiziaria, di un’area pignorata di circa 38 ettari”.
L’iniziativa è stata presa dal Fondo Alto Borago, il cui obiettivo è quello di far conoscere la ricchezza in biodiversità di luoghi a due passi dalla città, fra le proprietà Masetto Basso, Romitorio, Masetto Alto, fondo del vajo Borago e abitato di Montecchio, compresa l’arena naturale raggiungibile sia partendo dal basso, risalendo da Avesa, che da Montecchio.
Per far sì che l’area in questione resti un bene comune a servizio della collettività, proteggendo habitat e specie a rischio di estinzione, è stata immaginata per l’area collinare situata a nord ovest del SIC Borago-Galina, una gestione affidata alla guida di un pool di esperti che garantiscano il mantenimento a lungo termine degli habitat naturali e delle specie di flora e fauna minacciati o rari.