Una ricerca francese detta le regole per uscire ‘al meglio’ dalla crisi innescata dalla pandemia
Una grande inchiesta, di ben 300 pagine, sui nuovi modelli economici nella moda appena pubblicata in Francia parte dalla constatazione che “Nessun attore della moda, qualsiasi sia il suo modello economico, sarà risparmiato dalla crisi”. L’autorevole pubblicazione è curata dal Csf-Comitato strategico della filiera moda e lusso e dal Comitato per lo sviluppo e la promozione dell’abbigliamento (Defi) con la partecipazione della Fédération de la couture e di grandi nomi del fashion e del retail, da Chanel a Lemaire, da Hermès a Y/Project, da Balenciaga a Farfetch.
Gli analisti sostengo che la crisi dovrà orientare la moda verso radicali cambiamenti, a cominciare da una ‘rettifica’ della sua immagine di industria poco preoccupata dai temi ambientali. La concezione delle collezioni andrà dunque ripensata coprendo l’intero ciclo di vita del prodotto, per migliorare l’impatto sociale ed ambientale. Il 78% dei consumatori si informa sulla provenienza e la composizione di un articolo prima di comprarlo e molti di loro si dicono pronti a valorizzare l’impegno etico-ecologico pagando più cari i prodotti.
L’emergenza sanitaria ha sancito anche il successo del modello «Made in», che protegge dei know-how specifici e locali e che agli occhi del clienti è garanzia di un prodotto di miglior qualità (75% dei francesi lo pensano). Il paese di fabbricazione è diventato un criterio d’acquisto importante (59%) e il 74% afferma di accettare prezzi più alti per un capo di miglior qualità.
Nel settore del retailing, l’analisi sottolinea la necessità di rendere più flessibili i modelli vigenti e di svincolarli dalla profusione di saldi.
L’inchiesta cita come modelli due success-story: Supreme “che si è sempre rifiutata di rilanciare la produzione dei bestseller per creare un’eccitazione costante sulle novità”; e Moncler genius “che attraverso edizioni limitate, disegnate da creatori diversi, i cui drop mensili sono accompagnati da avvenimenti nei negozi e da una comunicazione digital, ha ringiovanito la base dei suoi fan tanto che oggi la Generazione Z e i Millenials rappresentano il 40% dei clienti”.