I sindacati hanno presentato una piattaforma, ma ‘Sistema Moda Italia’ si è detto indisponibile .
Tra i settori chiave del manifatturiero del Made in Italy i cui lavoratori sono in attesa del rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro figurano prioritari quelli del tessile e moda, del calzaturiero e dell’occhialeria. I lavoratori coinvolti sono oltre quattrocento mila solo nel tessile-abbigliamento, ma a questi vanno aggiunti i 700mila ed oltre considerando tutti i contratti del perimetro scaduti: tessile-moda; lavanderie industriali; pelli e succedanei; penne, spazzole e pennelli; calzaturiero; concia; giocattoli, gomma-plastica; ceramica-piastrelle.
Il contratto del tessile moda è scaduto lo scorso 31 marzo e i sindacati hanno presentato da tempo una loro piattaforma nella quale hanno richiesto un aumento salariale di 115 euro medi sui minimi tabellari per il triennio 2020-2023.
Marco Falcinelli
segretario Filctem
È l’unico contratto in cui abbiamo ricevuto una lettera di non disponibilità al confronto da parte della controparte, Smi Confindustria. Il settore è indubbiamente in difficoltà, tra quelli che ha subito di più l’impatto del lockdown, visto che si sono fermati i consumi.
Ma questa non è una motivazione per non ragionare del rinnovo del contratto, anzi. Noi infatti abbiamo sempre sostenuto il contrario e le altre associazioni datoriali ci hanno seguito in questa affermazione. Anche il rinnovo del contratto nazionale può diventare un vantaggio in questa situazione perché all’interno di esso si può provare a regolamentare quelle attività, quelle modifiche ed esigenze di flessibilità che servono a fare ripartire le imprese.
Quindi il NO del Sistema Moda Italia è per noi immotivato. Insisteremo per l’apertura del tavolo, siamo assolutamente convinti che le nostre piattaforme siano legittime e che rispettino le regole del patto per la fabbrica che concede un’autonomia alle categorie per determinare le piattaforme rispettando le prassi consolidate.