Nel periodo della pandemia quello del Canada è stato l’unico grande mercato a essere in crescita
Il Canada è stabilmente tra i primi cinque mercati, in valore, per l’export di vino italiano ed è uno dei pochi mercati in cui le esportazioni del vino italiano sono cresciute anche nel 2020 toccando i 158 milioni di euro nei primi 6 mesi, contro i 153 del 2019. Come non bastasse tutto ciò per sottolineare l’importanza di quel mercato per il prodotto tricolore, vi sono alcune regioni canadesi nelle quali il vino Made in Italy domina assolutamente il mercato.
Una indagine di MiBD Analytics sulla presenza del prodotto italiano nelle carte dei vini dei ristoranti del Quebec dimostra che tra le prime dieci cantine più presenti, ben sette sono italiane. In una virtuale classifica, al primo posto si colloca la Umberto Cesari, tra le cantine di riferimento dell’Emilia Romagna, davanti a Masi, tra i leader dell’Amarone della Valpolicella e non solo, e la Robert Mondavi Winery.
Tanti sono i grandi brand in posizioni avanzate, da Marchesi Antinori a Tenuta San Guido, da Carpineto a Ruffino, a Gaja. Questi i top brand, mentre per i territori più stimati, subito dopo la California, c’è l’Igt Toscana e, in almeno 4 carte su 10, grandi denominazioni del vino italiano come Barolo, Brunello di Montalcino e Chianti Classico.
Gianmaria Cesari
cantina
Castel San Pietro Terme
È una notizia che mi riempie di felicità, non solo per la Umberto Cesari, ma per tutta l’Emilia Romagna, i cui vini sono troppo poco considerati.
È un risultato che gratifica perché il Canada, che spesso è fuori dai riflettori perché si guardano solo i numeri assoluti, in realtà è uno dei mercati più competitivi e selettivi al mondo nei fine wine, sopra i 15 dollari a bottiglia. Ed il Quebec, in particolare, che io frequento da almeno 20 anni, è un mercato i cui consumatori conoscono bene il vino, ci sono dei livelli di conoscenza ed approfondimento che a volte sono sorprendenti.