Nel mondo del fashion, è emergente il fenomeno degli acquisti online di abiti e accessori usati

Secondo un sondaggio condotto da Boston Consulting Group e Vestiaire Collective su 7mila intervistati provenienti da sei Paesi diversi, Italia compresa, gli abiti usati diventeranno sempre più di moda.
Dal 2018 al 2020, il mercato ha registrato una crescita del +12% contro il +4% del “prima mano” e ad oggi vale tra i 30 e i 40 miliardi di dollari. BCG stima che entro i prossimi 5 anni il settore crescerà del +15-20%, arrivando a quota 64 miliardi di dollari, aumento che sarà trainato soprattutto dalla generazione Z.
L’80% dei nati tra il ‘95 e il 2010 considera infatti “normale” acquistare indumenti usati, soprattutto online. Tra i grandi gruppi, questa tendenza non sembra essere sfuggita a Kering, che insieme al fondo Tiger Global Managment ha comprato il 5% di Vestiaire Collective, la piattaforma leader nel settore del second hand di alta gamma. Ma anche gli investitori di Wall Street hanno acceso i propri fari su questo fenomeno, che si sono immediatamente procurati di chiamare “re-commerce”: la prima piattaforma di resale a sbarcare in Borsa, nel 2019, era stata TheRealReal.
Farfetch azienda britannica che ha costruito la sua fortuna sull’e-commerce, nel 2019 ha deciso di puntare sulla vendita di borse di design usate e nel 2020 il titolo ha guadagnato oltre il +400%, raggiungendo una capitalizzazione di 19,1 miliardi di dollari.

Guia Ricci
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Boston Consulting Group

Questa dinamica molto positiva è supportata da vari vantaggi lato consumatore: tra di essi, la possibilità di accedere a prodotti di lusso a prezzi più accessibili, scovare pezzi rari e vintage, contribuire alla sostenibilità dell’ambiente partecipando alla circular economy. Da questo, deriva l’urgenza dei brand di forgiare una strategia specifica per cogliere il valore di questo segmento in crescita.