Gucci apre uno store online per rivisitare-rigenerare la propria storia proiettandola nel futuro
Si chiama “Vault” l’innovativa idea lanciata da Gucci: si tratta di uno store on-line che venderà i capi del passato del marchio.
Fondi di magazzino? Certamente no! Perché ogni capo sarà ‘modernizzato’ e personalizzato in prima persona dallo stesso direttore creativo, Alessandro Michele insieme alle proposte di giovani talenti.
«Il vintage – spiega Michele – è sempre stato un mondo Underground, per fissati ossessivi, invece è interessante che diventi mainstream. “Vault” è un contenitore concepito come un multibrand che quasi non esiste più. Ho pensato di farlo online in modo che tutti ci possano andare, era bello creare un territorio completamente aperto. Il progetto è nato dalla ricerca di cose belle che pratico nella mia vita privata e che forse ha reso interessante il mio lavoro».
Come si legge nella presentazione del sito stesso: “Il nome ricorda quello, dalle magiche risonanze, di “caveau”, luogo che ospita oggetti preziosi che svelano l’amore per la bellezza, il sogno, la passione, la ricerca di invenzioni al di là di riferimenti temporali e geografici. Una testimonianza che passato, presente e futuro possano convivere grazie all’immaginazione”.
Per lanciare “Vault”, Gucci ha creato a Milano, in Piazza Sempione accanto al trionfale Arco, una installazione effimera, durata appena 24 ore, per il dazio di Ponente uno dei caselli daziari gemelli eretti a fine anni ’30 dell’Ottocento per delimitare il territorio urbano.
Fin dall’inizio dell’impegno come direttore creativo di Gucci, Michele ha esplorato e recuperato il passato alla luce del presente: «tengo tutto insieme, sembra la mia specialità ma è condivisa, solo che io la manipolo. La moda ha paura di dire che esiste e ha uno spessore, invece ha un un grande potere. Il peccato originale della moda è che non è arte, ha una dignità limitata perché la vendi, ma io non sono d’accordo, per me è una manipolazione che produce una relazione con la vita, ha una grande capacità di narrazione insita nel suo DNA e per questa sua capacità mi piacerebbe che non fosse declassata. Forse per altri ambienti è frivola invece per me è leggera ma seria».