Per l’agroalimentare italiano, anche l’indicazione di una crescita può indicare uno stato di sofferenza. Prendiamo gli ultimi dati della rilevazione Istat: il fatturato dell’industria alimentare del “food & beverage” ha registrato nei primi 8 mesi dell’anno un aumento del +5,7%, ma se lo si confronta col parallelo +5,3% della produzione si scopre che l’aumento dei prezzi nel settore alimentare, nel corso dell’anno, è stato fin qui inadeguato e insoddisfacente. Sostanzialmente è venuta a ridursi la redditività per il sistema industriale e questo proprio nel momento in cui si sono abbattuti, su tutta la filiera, pensanti aumenti dei costi per l’energia come per le spese di packaging dal vetro dei vasetti all’acciaio delle lattine fino alla carte delle etichette.
“L’aumento dei prezzi per bevande e alimenti è inevitabile”: è la sentenza emessa dal presidente di Federalimentare, Ivano Vacondio che si affretta a precisare che gli aumenti che già abbiamo sperimentato sugli scaffali dei supermercati “non sono certo legati, come qualcuno dice, alla domanda in aumento, ma ad altri fattori in quanto le vendite alimentari sono sostanzialmente stazionarie”. Qui i numeri chiari: le vendite alimentari in valore sui primi 8 mesi dell’anno segnano un +1,1%, mentre quelle in volume registrano in parallelo un +1,2%. Cioè si è venduto di più, ma ricavato meno e le vendite sono attualmente meno remunerative che nel prepandemia.
“La situazione è diventata insostenibile – prosegue il presidente Vacondio – e non credo sia una bolla, non terminerà a breve” e proprio questo deve preoccupare. Perché non sono in ballo solo i guadagni dell’industria alimentare, ma la tenuta di un sistema nel quale operano tante piccole e piccolissime imprese che non hanno la forza e gli strumenti per reggere l’impatto dell’aumento di costo dell’energia elettrica, degli imballaggi, del caro noli e del caro container. “Chiediamo fermamente al Governo e ai nostri rappresentanti a Bruxelles di aiutarci a tutelare il settore, le aziende e i consumatori” è l’appello lanciato dal presidente di Federalimentare,
Ma delle parole di Ivano Vacondio vogliamo qui sottolineare e sottoscrivere un ultimo passaggio: “È auspicabile che si intervenga per contenere la speculazione della finanza in un settore, come quello del food, così eticamente delicato”. Se posiamo aggiungere: “della finanza speculativa e della criminalità organizzata”. Un rischio quest’ultimo che deve essere attentamente monitorato, in particolare nel nostro Paese.