Sono le persone più fragili, tanti bambini e anziani, che avranno bisogno di un aiuto alimentare
“L’emergenza provocata dalla guerra in Ucraina mette in pericolo in Italia l’accesso al cibo per 2,6 milioni di persone che hanno bisogno di aiuto per mangiare”: è quanto emerge dalle analisi di Coldiretti in riferimento sconvolgimento dei mercati internazionali dell’energia e del cibo che minaccia imprese e famiglie, dai trasporti agli approvvigionamenti alimentari.
Secondo questa analisi, in difficoltà ci sarebbero “538.423 bambini, di età uguale o inferiore ai 15 anni; 299.890 anziani; 81.963 senza fissa dimora, di età uguale o superiore ai 65 anni; 31.846 disabili, sostenuti attraverso il Fondo per l’aiuto europeo agli indigenti (Fead)”.
Si tratta della componente più debole della società che è più esposta all’impoverimento alimentare determinato dal caro prezzi ma anche dal rallentamento dell’economia e dalla frenata dell’occupazione. A pesare sul carrello della spesa è anche l’aumento delle quotazioni delle materie prime agricole con il grano per la panificazione che è salito di oltre la metà (+53%) in un mese mentre sono esplose le quotazioni degli mangimi destinati agli animali per produrre latte e carne con la soia che si è impennata del +30% e il mais del +11% nel mese di guerra in cui si sono verificati accaparramenti e speculazioni a livello internazionale.
Il vero problema è che l’emergenza è destinata a durare poiché, riporta Coldiretti, l’Ucraina ha annunciato che, per effetto della guerra, in primavera riuscirà a seminare meno della metà della superficie a cereali per un totale di 7 milioni rispetto ai 15 milioni previsti prima dell’invasione russa. Un blocco che riguarda anche l’esportazione di fertilizzanti dall’Ucraina che lo scorso anno ne ha esportati 107mila tonnellate in Italia, secondo l’analisi del Centro Studi Divulga.
Tuttavia l’Italia sta cercando altre soluzioni: “Tra le misure suggerite dalla Commissione europea per alleviare l’impatto delle quotazioni elevate – evidenzia Coldiretti – c’è il via libera alla semina in Italia di altri 200mila ettari di terreno oltre alla possibilità per gli Stati membri di applicare aliquote ridotte dell’imposta sul valore aggiunto (Iva) sugli alimenti”.