Malgrado il tanto parlare della rete solo il 14% dei falsi sequestrati sono destinati all’online
Si chiama “Fata – From Awareness to Action” ed è la prima ricerca in Italia che analizza in modo sistematico l’evoluzione e i modi operandi della contraffazione nei mercati online. Lo studio, di cui è stato appena presentato il rapporto finale, è frutto di una collaborazione inedita tra Università Cattolica del Sacro Cuore, con il suo spin-off Crime&tech, e il Ministero dell’Interno anche grazie al supporto di Amazon.
Il rapporto è basato sull’analisi di numerosi casi studio a livello nazionale e internazionale ed interviste con i principali stakeholder del settore pubblico e privato. In particolare, lo studio ha evidenziato alcuni aspetti. Ad esempio, “il ruolo dell’e-commerce resta limitato nella vendita dei prodotti contraffatti rispetto ai mercati tradizionali. Seppur in termini di volumi il 56% dei sequestri doganali nell’Ue nel periodo 2017-2019 risulti legato alle vendite online, in termini di valore economico solo il 14% delle merci sequestrate è legato all’online, mentre l’86% afferisce alle vendite tradizionali”.
Si è rilevato “l’utilizzo contestuale di più canali online da parte dei criminali, con un ruolo crescente giocato dai social network”; “un legame sempre più stretto tra contraffazione e altri reati di tipo cyber o finanziario”; “la collaborazione tra più soggetti criminali: gruppi di criminalità organizzata, giovani influencer, broker informatici e professionisti”.
«Il report presentato oggi – ha dichiarato la Ministra dell’interno, Luciana Lamorgese – rappresenta uno strumento molto importante per conoscere a fondo il fenomeno della contraffazione nei mercati on line, a livello sia nazionale sia internazionale, per rafforzare l’azione di tutela del settore dell’e-commerce.
Azione necessaria non solo per salvaguardare i consumatori, soprattutto quelli più esposti alle truffe, ma anche gli imprenditori che subiscono danni alla loro immagine».