Il sistema italiano ha bisogno d’importazioni dall’estero che oggi sono più difficili e più care
Il 2022 non sarà un anno facile per gli approvvigionamenti di materia prima per l’intera industria vitivinicola: non per la mancanza di vino, anzi, ma al contrario per il rischio di non avere abbastanza bottiglie nelle quali imbottigliarlo.
L’allarme è condiviso dalle più importanti associazioni di settore come Federvini, Unione italiana vini e Alleanza cooperative che sottolineano come i rincari dei costi dell’energia, uniti alla crisi globale della logistica, potrebbero creare gravi difficoltà alle industrie italiane che dipendono fortemente dalla fornitura di vetro e bottiglie dall’estero.
I produttori del settore food&beverage hanno importato lo scorso anno circa un milione di tonnellate di vetro, principalmente da Turchia, Portogallo, Ucraina e Russia. Ma ora che Ucraina e Russia si sono fermate a causa della guerra le bottiglie cominciano a scarseggiare. In relazione alla produzione nazionale, col 45% delle quote a volume, il settore vitivinicolo è a tutti gli effetti tra i principali vettori del segmento industriale del vetro cavo, che vanta una produzione di oltre 5 milioni di tonnellate, in continua e costante crescita, per un giro d’affari di 2,4 miliardi di euro.
Secondo stime di Assovetro, il 2021 dovrebbe chiudere con un +8% sul 2020: nel nostro Paese sono attive 14 aziende con 39 stabilimenti che producono packaging in vetro, 27 sono a nord, 7 al centro e 5 al sud e contano complessivamente 7.800 addetti.
Entro il 2024, la catena di approvvigionamento sarà rafforzata, grazie a cinque nuovi forni di fusione e a investimenti per 400 milioni di euro, che garantiranno un incremento di 500mila tonnellate annue di packaging in vetro. L’Italia avrà una capacità produttiva pari al 12% in più rispetto ai volumi attuali e dovrebbe essere in grado di fronteggiare con risorse proprie le congiunture negative.
Ma, per l’immediato, il presidente di Assovetro, Marco Ravasi, lancia un appello al Governo per «l’apertura di un tavolo tra Governo, federazioni del settore vino, grande distribuzione e industria del vetro».