La ricerca dell’Università di San Paolo ha misurato il degrado prodotto da cattiva alimentazione
Una nuova ricerca alimentare mette in evidenza i danni che causa al cervello il mangiare cibi ultraprocessati. Con la dicitura cibi ultraprocessati si intendono alimenti industriali prodotti con più di 5 ingredienti e insaporiti con elementi come maltodestrine, edulcoranti, stabilizzanti di sapore, grassi idrogenati e proteine idrolizzate.
Li troviamo in gran parte dei gelati industriali, in yogurt zuccherati o con aromi di frutta, in salse pronte, in hamburger e cibi precotti, in succhi di frutta, snack salati e salumi. Un team dell’Università di San Paolo, in Brasile, comprendente la dottoressa Claudia Suemoto, ha dimostrato che, in un campione di 10mila persone, coloro che mangiavano in modo abitudinario cibi ultraprocessati andavano incontro ad un degrado del cervello del 28% superiore a chi fa altre scelte a tavola. In particolare, ad essere influenzate erano le aree della mente che combinano informazioni per arrivare a prendere una decisione consecutiva. Questo a causa di una infiammazione sistemica che finisce per annebbiare il cervello, questo confermando quanto già dimostrato da altre ricerche simili: troppi zuccheri o sali nell’organismo facilitano le malattie intestinali e quelle mentali.
Altro studio sull’alimentazione, quello condotto da un gruppo di ricercatori della Brigham Young University e della Colorado State University, pubblicato sulla rivista americana Food Quality and Preference: durante i test i volontari che sono riusciti ad ascoltare il rumore della masticazione del cibo, sono stati anche quelli che hanno consumato una porzione minore di snack croccanti (2,75 contro 4), consumando un 30% di calorie in meno rispetto a chi invece era disturbato da suoni e rumori di sottofondo esterni quali tv, radio e musica negli auricolari.
Il suono è tipicamente etichettato come il senso dimenticato del cibo e mascherare il rumore degli alimenti masticati: diversi studi scientifici hanno dimostrato la correlazione deleteria fra le maggiori quantità di cibo ingerito e gli schermi accesi durante i pasti, rispetto a pranzi o cene senza distrazioni di alcun genere.