Il Parlamento europeo l’ha cancellata dall’agenda 2023 e se ne riparla dopo le prossime elezioni
È stata posticipata al 2024 la proposta legislativa europea nella quale figura il Nutriscore, l’etichetta nutrizionale a semaforo che dovrebbe svilupparsi in Europa nell’ambito della strategia Farm to Fork.
Già adottata da Francia, Spagna, Portogallo, Belgio, Svizzera, Germania, Paesi Bassi e Lussemburgo, l’etichetta Nutriscore vede da sempre l’Italia fra i principali oppositori, in quanto molti prodotti alimentari Made in Italy verrebbero pesantemente penalizzati dall’introduzione del nuovo sistema di classificazione nutrizionale.
«La Commissione Ue – ha annunciato l’europarlamentare Paolo De Castro, a margine del XX Forum di Coldiretti, a Roma – ha tolto dall’agenda per i prossimi mesi la proposta legislativa sull’etichettatura europea nutrizionale che, tra le varie proposte, comprende tra l’altro il Nutriscore» di fatto facendo slittare alla prossima legislatura europea la proposta visto che nella primavera del 2024 si andrà a votare per il rinnovo dell’Europarlamento.
Fino ad allora, sottolinea ancora De Castro: «questa Commissione e questo Parlamento non potranno proporre né portare a temine nulla che riguardi etichettatura nutrizionale». Scontata la soddisfazione di Francesco Lollobrigida, Ministro dell’agricoltura, e delle associazioni agricole italiane che si sono sempre espresse contro l’etichetta francese accusata di effetti discriminatori verso le eccellenze alimentari del Made in Italy.
L’etichetta a semaforo Nutriscore vedeva però a proprio favore un fronte “salutista” capitanato dall’Oms, che tramite l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro nel report “The Nutri-Score: A Science-Based Front-of-Pack Nutrition Label” aveva promosso, e ancora sostiene, il Nutriscore come un’etichetta che indirizza i consumatori verso scelte alimentari salutari e, quindi, verso una riduzione del rischio dello sviluppo di malattie non trasmissibili come il cancro.
A favore del ‘semaforo’ che attribuisce un punteggio in lettera e con un colore in base alla quantità di nutrienti come grassi, grassi saturi, zuccheri e sale, per 100 grammi di prodotto si è espresso anche il sondaggio tra i consumatori che hanno considerato questo strumento semplice e di immediata lettura.
Ma per gli oppositori italiani, l’etichetta sarebbe una eccessiva semplificazione che rischia di penalizzare molti prodotti Dop e Igp, che alimentano il mercato e l’export Made in Italy, e veicolare un messaggio fuorviante ai consumatori.