I cibi ultraprocessati aumentano il rischio di demenza, ma una sana alimentazione può difenderci
Una ricerca apportata su 10.000 persone e pubblicata da JAMA Neurology dell’American Medical Association ha scoperto che mangiare cibo ultra processato o peggio “spazzatura” aumenta il rischio demenza quasi del 30%.
Una percentuale enorme sapendo che 47 milioni di persone nel mondo (in Italia 900.000) soffrono di demenza e il numero è destinato a salire a 131 milioni entro il 2050, a causa dell’invecchiamento della popolazione. Lo stesso risultato è stato indicato in un altro studio, questa volta britannico, pubblicato nel giugno 2022: gli alimenti ultra-elaborati possono aumentare significativamente il rischio di sviluppare la demenza.
Ogni aumento del 10% dell’assunzione giornaliera di alimenti ultra-elaborati si ha un rischio di demenza superiore del 25%. I ricercatori in quel caso hanno seguito per 10 anni le abitudini alimentari di 72.083 persone del Regno Unito di età superiore ai 55 anni.
Lo studio pubblicato su JAMA Neurology ha seguito 10.000 brasiliani per 10 anni: donne e uomini analizzati che mangiavano i cibi più ultra processati avevano un tasso di declino cognitivo globale del 28% più veloce e un tasso di declino delle funzioni esecutive più veloce del 25% rispetto alle persone che ne mangiavano una quantità minore.
È stato notato però che se le persone si alimentano con molta frutta e verdura intera e non trasformata, cereali integrali, fonti sane di proteine, l’associazione tra cibi ultraelaborati e declino cognitivo scompare.
Spiega Claudia Suemoto, assistente professore nella divisione di Geriatria presso la Facoltà di Medicina dell’Università di San Paolo: «il 58% delle calorie consumate dai cittadini degli Stati Uniti, il 56,8% delle calorie consumate dai cittadini britannici e il 48% delle calorie consumate dai canadesi provengono da alimenti ultraprocessati. Le persone devono sapere che dovrebbero cucinare di più e preparare il proprio cibo da zero. Ne vale la pena perché così si protegge il cuore e il cervello dalla demenza o dal morbo di Alzheimer».